È in corso a Palazzo Reale la mostra di Pietro Paolo Rubens, nome italianizzato per l'occasione, con il fine di enfatizzare il rapporto tra il pittore e l'arte italiana.

Il cavallo di battaglia dell'intero percorso è la prima sala, in essa sono esposti i ritratti che raffigurano gli affetti di Rubens, compreso il suo più famoso autoritratto, la cui attribuzione, però, non è ancora certa (si tratta comunque di un capolavoro).

Mentre giravo tra le prime sale un pensiero mi è saltato subito alla mente: quello di sentirmi osservata. Gli sguardi delle persone ritratte sono talmente vivaci e concreti da sembrare fissarti in maniera tutt'altro che vuota, bensì penetrante. Se gli occhi sono lo specchio dell'anima, sicuramente Rubens è stato in grado di cogliere l'essenza dei suoi soggetti.

La mostra vuole mettere in scena il rapporto del pittore fiammingo con l'Italia e per farlo si serve di innumerevoli paragoni con statue antiche ed artisti di quel tempo, tali per cui la nostra capacità di analisi è continuamente stimolata in un fervido gioco di comparazioni e confronti.

Il percorso è tematico e non cronologico, ragion per cui si rimbalza da una bellezza più ideale, come quella del magnifico “Torso del Belvedere” (al quale si ispirò anche Michelangelo), ad una più drammatica scena di Saturno che divora i suoi figli (che ci evoca immediatamente la riproduzione, ancor più brutale, di Goya), ad una bellezza molto più realistica e meno idealizzata di “Susanna e i vecchioni”.

La figura femminile è abbondante, ha le cosce piene ed un volto paffuto. A differenza delle rappresentazioni di nudo precedenti, qui compare “il difetto”. Rubens con estrema modernità ha voluto rappresentare una donna vera, abbandonando così l'idillio della figura classica, pur conservandone la bellezza. Messaggio da non sottovalutare nella società odierna, in cui si vuole sempre più rendere al mondo esterno un'immagine di sé ideale (aiutati, o forse rovinati, da una tecnologia che lo rende possibile con mezzi semplici e alla portata di tutti).

Lo stesso soggetto è stato riprodotto da Artemisia Gentileschi, unica pittrice donna (a noi nota) di quel tempo, della quale, in questi giorni, è proposto un meraviglioso documentario su Sky Arte. Consiglio a chi ne fosse in possesso di non lasciarselo scappare.

Se siete affascinati dall'arte antica e desiderosi di vederne un grande esempio, la mostra di Rubens è sicuramente un'occasione da non perdere. Sfrontati e quasi sfacciati risultano gli sguardi dei ritratti e simboliche, ma allo stesso tempo disilluse, sono le sue allegorie.