February 11, 20172 Comments

Non fate le Mummie, andate al Museo!

Lo so, la sessione esami è impegnativa. È difficile ricavare del tempo per ciò che ci piace, per andare a fare shopping sfruttando i saldi (ma perché devono coincidere proprio con la sessione invernale?!), è difficile persino trovare il tempo per avere una vita sociale e ricordarsi di essere persone con la capacità di relazionarsi con il prossimo, quindi, figuriamoci se troviamo il tempo per visitare una mostra o un museo!

Però, se ce l’ho fatta io, vi assicuro che potete farcela anche voi e che dopo starete benissimo.

Innanzitutto, uno spassionato consiglio che vi do per il weekend è quello di andare a visitare “Affordable Art Fair” a Milano, il cui cuore è in via Tortona 27, al Superstudio Più.

Questa fiera d’arte contemporanea è un evento che ormai si tiene ogni anno a Milano e stuzzica il palato di chi vorrebbe acquistare arte, ma non ha mai trovato la motivazione sufficiente per spendere cifre considerevoli. Qui si ha l’occasione di portarsi a casa un bel quadro o un oggetto d’arte a cifre super accessibili. Da non perdere!

Altro consiglio che vi do per staccare un po’ la spina dalla quotidianità e per far visita ad un museo degno del viaggio, è: andate al Museo Egizio di Torino!

Da poco ha visto terminare il restauro durato 5 anni, impresa veramente ammirevole in quanto la direzione è riuscita a non chiudere mai il museo al pubblico durante i lavori. Ciò significa che talvolta la collaborazione tra privato e pubblico funziona – e anche bene!

All’esterno sorvegliano l’ingresso due grandi statue che danno subito la sensazione di essere sul set del film “La Mummia – il ritorno”, inquietanti, ma fascinose.

Statua ingresso Museo Egizio

Statua ingresso Museo Egizio, Torino

Anche il salone d’ingresso contribuisce a restituire la medesima sensazione: biglietteria, negozio per gli acquisti e area d’attesa sono tutti contenuti in questa enorme stanza con soffitti alti, un colonnato ai margini, pavimenti in pietra scura, pareti di specchi imbruniti e illuminazione a faretti, che se ti avessero chiesto di descrivere l’ingresso di un templio dell’aldilà, l’atmosfera sarebbe proprio quella.

Il museo è strutturato su più livelli e la visita si svolge in ordine cronologico. Si giunge nella prima sala dopo un turbinio di scale mobili dove, in caso di ingorgo, l’unica cosa in cui speri è che il signore davanti a te non inchiodi una volta giunto al pianerottolo, perché altrimenti gli finiresti dritto nel sedere, accompagnato dal moto inesorabile dell’intransigente scala, che non fa sconti a nessuno. Una volta aver superato incolumi questo primo passaggio si viene catapultati in una stanza stretta e lunga in cui si inizia a vedere i reperti che raccontano la storia del popolo Egizio, a partire dalla più antica mummia meglio conservata.

La Mummia più antica, Museo Egizio, Torino

La Mummia più antica, Museo Egizio, Torino

I vari piani raccontano le diverse epoche che hanno caratterizzato l’evolversi di questo antico popolo, dall’Antico Regno, all’Epoca Romana Tardoantica ed è meraviglioso osservarne le usanze ed il linguaggio fortemente simbolico con cui ogni oggetto veniva decorato.

Dettaglio Sarcofago di donna, Museo Egizio, Torino

Dettaglio Sarcofago di donna, Museo Egizio, Torino

Si entra in un mondo in cui la vita ultraterrena ha quasi più valore di quella terrena e in cui il corpo di un defunto viene trattato con più cura di quello vivente. Mito, magia, religione e sacralità sono concetti qui fortissimi e nella nostra realtà occidentale un po’ sottovalutati, forse, ma sui quali le cronache di oggi tornano a farci riflettere.

In questo contesto è palpabile la forza con cui un’idea non provata empiricamente riesce a manovrare l’operato di un intero popolo per secoli. La sola fede nella vita dopo la morte ha condotto una stirpe a creare tombe imponenti, statue enormi, utensili vari ed oggetti straordinari con mezzi poverissimi.

La sala che ripaga del viaggio fino a Torino (se non siete di quelle parti) è sicuramente l’ultima. Si tratta della “Galleria dei Re”. L’ambiente è ancora una volta di colore scuro, sembra un templio antico di adorazione delle divinità e ospita tutte le statue acquistate dal museo che ritraggono potenti faraoni, sfingi, dei. Lo spettatore torna a sentirsi a metà tra Lara Croft in “Tomb Raider” ed Indiana Jones ne “I predatori dell’arca perduta”, finché esce da quel magico mondo e si ritrova nello Store a comprare il catalogo del Museo senza essersene neanche reso conto.

Galleria dei Re, Museo Egizio, Torino

Galleria dei Re, Museo Egizio, Torino

November 23, 2016No Comments

Cosa ne pensiamo delle opere di arte contemporanea?

Cosa ne pensiamo delle opere di arte contemporanea? Ci sembrano facilmente interpretabili? Con una tela dipinta di bianco (presentata nientepopodimeno che dalla galleria Mazzoleni di Torino ad Artissima 2016), ci identifichiamo? Cosa ci comunicano dei glitter verde acqua gettati a terra? E una scritta al neon che recita “shit”?

Queste sono solo alcune delle domande che sintetizzano i dubbi più frequenti che sorgono quando si sta davanti ad un'opera d'arte contemporanea. Non nascondo che, in alcuni casi, persino la mia fedeltà assoluta nei confronti dell'arte in generale ha vacillato, ma procediamo con ordine.

Sicuramente ci è più difficile interpretare le opere d'arte dei giorni nostri, in quanto, per definizione, esprimono uno stato d'animo od un concetto attuali. Risulta dunque arduo cogliere a pieno un messaggio, se ce lo si trova troppo sotto al proprio naso. Per leggere con maggiore chiarezza i segni presenti nelle opere attuali serve, forse, un po' più di distacco temporale. Iniziamo, infatti, a metabolizzare solo ora (e timidamente) le nozioni che i vicini artisti del dopoguerra esprimevano. Fino a poco fa l'arte povera era masticata solo dai più esperti, mentre oggi comincia ad essere molto più vicina anche alle nuove generazioni e una tela composta da pezzi di sacchi di patate non scandalizza più. Le si porta, al contrario, molto rispetto per il significato storico che possiede.

Alberto Burri, arte povera

Alberto Burri, arte povera

È quindi sufficiente lasciar scorrere un po' di acqua sotto i ponti per comprendere anche le più assurde manifestazioni d'arte d'oggi? Può essere d'aiuto per decifrare un codice di linguaggio o un movimento sociale più ampio in cui contestualizzare il tutto, ma non è di certo il modo più soddisfacente, in quanto non presenta, di fatto, alcuna soluzione.

La letteratura classica si pronuncia in tal modo:

l'arte contemporanea sostanzialmente dialoga con strutture antropologiche elementari, basiche, sostanzialmente psichiche, piuttosto che con strutture elitarie di pensiero” (Enrico Crispolti, Come studiare l'arte contemporanea, Donzelli, Roma 2005).

Questa frase sovverte completamente i preconcetti al riguardo e pone l'arte contemporanea come qualcosa che dialoga direttamente con le persone del suo tempo e che tratta in maniera semplice nozioni basilari, adatte alla comprensione di tutti, non solo di un pubblico colto e di nicchia.

Se questa affermazione può lasciare a primo acchito un po' sorpresi e sbigottiti, è possibile iniziare a comprenderla di più osservando le sculture dell'artista Igor Mitoraj.

Egli prende fortemente spunto dalle sculture classiche, sebbene le ripensi in chiave post-moderna. Si è specializzato nella realizzazione di enormi statue di corpi o parti di esso, che tuttavia risultano tronche, incomplete o rarefatte. Esse sono appoggiate al suolo, sdraiate o di traverso, quasi fossero abbandonate o cadute e non ci vuole molto per associarle al degrado in cui è lasciato il nostro meraviglioso patrimonio culturale e alla noncuranza con cui questo viene trattato. La raffigurazione in formato XXL di parti di sculture greche o romane, dunque, è un simbolo che risulta di forte impatto proprio ai nostri occhi, e non c'è bisogno di alcuna metabolizzazione del messaggio affinché ci risulti chiaro e potente.

Igor Mitoraj, London

Igor Mitoraj, London

È questo, forse, un concreto esempio delle parole di Crispolti? Non so a voi, ma a me sembrano cucite addosso alle sue opere.

Se volete farne esperienza vi basterà prendervi la scusa di un weekend fuori porta e fare un salto a Pietrasanta, in Toscana, nella quale Mitoraj aprì il suo secondo studio e alla quale donò gran parte delle sue sculture.

Igor Mitoraj, Pietrasanta, Toscana

Igor Mitoraj, Pietrasanta, Toscana

Inoltre, è in corso una mostra di 30 dei i suoi capolavori tra le rovine di Pompei, in cui ha origine un armonioso dialogo tra i giganti del passato e la contemporaneità, senza mai sovrastarsi l'un l'altro.

Igor Mitoraj, Pompeii

Igor Mitoraj, Pompeii

Infine, presso la galleria Dada East di Milano potrete ammirare una interessante mostra fotografica che gli fa omaggio.

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