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Amsterdam

Rubrica di viaggi (mentali)

La Fase 2 è cominciata, ma per molti poco è cambiato e il rischio per chi vive in città in appartamenti angusti o soffre della classica sindrome da “non posso più viaggiare – aiuto!” è quello di sentirsi intrappolati, in gabbia.

Hortus Botanicus Amsterdam, Serra con farfalle, Elena Lily Rotondo illustration

Niente paura, questa guida, come le altre prima di lei, intende arricchire la vita culturale, nonostante la situazione impedisca di spostarci liberamente. Oggi andiamo a scoprire una città ed un paese che in primavera regalano uno dei più suggestivi spettacoli della natura: la fioritura dei Tulipani. Stiamo parlando dell’Olanda. In particolare, scopriremo come la città di Amsterdam si sia organizzata per intrattenerci virtualmente. 

A spasso in bici per Amsterdam, Elena Lily Rotondo illustration

Dicendo addio alle scorribande in bicicletta e al rischio di essere travolti se si cammina sulla corsia sbagliata, Amsterdam può sembrare diversa senza i fiumi di ciclisti ad attraversarla, ma le sue casette strette e sviluppate in altezza sono sempre affascinanti e i modi per intrattenersi sono molti anche online.

Case Amsterdam, Elena Lily Rotondo illustration

Fun Fact:
Sapete perché le case di Amsterdam sono molto strette e si sviluppano in altezza? In passato, lo Stato riscuoteva una tassa calcolata in base alla superficie occupata sul terreno. Dunque conveniva agli abitanti di questa città costruire case molto strette e molto alte. Esigenza che influenzò fortemente l’architettura della città e l’inserimento di tante finestre sulle facciate frontali per far entrare più luce.

I musei ad Amsterdam sono ancora chiusi, con la riapertura prevista a giugno. Nonostante ciò, è possibile godere ancora della loro immensa bellezza, da casa, comodamente seduti sul divano, con una tazza di caffelatte in mano o un buon calice di vino. Il Rijksmuseum offre svariati tours virtuali, basta scaricare la loro app gratuita. In alternativa, l'app di Google Arts & Culture offre la possibilità di scoprire tutti I Musei più famosi di Amsterdam e approfondire con curiosità e articoli interessanti.
https://artsandculture.google.com/entity/amsterdam/m0k3p?categoryid=place

The Milkmaid, Johannes Vermeer, c. 1660, Courtesy of the Rijksmuseum, Amsterdam

Tra gli altri, anche lo Stedelijk Museum affronta la chiusura con tante inizitive, ad esempio ogni Venerdì pomeriggio alle 14:00 ospita un tour virtuale guidato dai curatore del Museo, esibisce il meglio della sua collezione. Fondamentale è l'interazione del pubblico da casa per rendere il tour partecipativo. Infatti, gli spettatori sono invitati a porre delle domande dirette ai curatori, che rispondono live offrendo interessanti spunti. Ogni Live viene poi pubblicato sull'Instagram del Museo, tra le IGTV, e si può vedere in ogni momento.
https://www.instagram.com/stedelijkmuseum/channel/

Non è finita qua. Anche il popolare Museo di Van Gogh da il suo contributo e continua ad informare ed intrattenere il pubblico.

Coppia davanti al Mandorlo in Fiore, Van Gogh Museum, Amsterdam, Elena Lily Rotondo illustration

Sul sito ufficiale del Museo si può ammirare il famoso dipinto di Vincent Van Gogh, Mandorlo in Fiore, del 1890, in cui viene raccontato che gli alberi fioriti erano uno dei soggetti preferiti da Van Gogh. I fiori di questa pianta, sbocciano presto in primavera, diventando simbolo di vita nuova.
https://www.vangoghmuseum.nl/en/collection/s0176V1962

Van Gogh in questa tela ha subìto l’influenza delle stampe Giapponesi. Il dipinto era un regalo per il fratello Theo e la cognata Jo, poco dopo la nascita del loro bambino Vincent Willem, chiamato così in onore dello zio. Tra le attività online vi sono: lezioni d’arte, disegni per bambini da poter scaricare e stampare, e articoli alla scoperta del famoso pittore.

Nel frattempo, se vi state chiedendo come i cittadini di Amsterdam possano sopravvivere con tutti i Coffee Shops chiusi, probabilmente avrete ragione a preoccuparvi, ma molti dei locali rinomati per Live Music e intrattenimento si sono organizzati per offrire valide alternative per rendere la reclusione più dolce e interessante. Ecco un focus su alcune attività in corso.

Mellow Yellow Coffeeshop in Amsterdam, Elena Lily Rotondo illustration

Mezrab è un locale di Amsterdam che offe musica dal vivo e spettacoli Live di vario genere, principalmente storytelling. Ha creato un Format chiamato The House of Stories in cui ogni Venerdì sera alle 20:30 vi sono esibizioni Live su Facebook per continuare ad intrattenere il proprio pubblico a casa. Inoltre, sul sito sono disponibili una serie di video YouTube e Podcasts con interessanti racconti di regulars di Mezrab e tanti ospiti speciali. Si parla di musica, persone, insicurezze, scienza e molto altro. 
https://mezrab.nl/mtv/

Pakhuis de Zwijger
Localizzato sulla riva Est della città, offre una straordinaria selezione di eventi durante il corso dell’anno, per fortuna ora tutti ospitati online. Ecco qui quelli in inglese: 
Emerging Stories, in onda ogni Mercoledì alle 16:00, riunisce fotografi, giornalisti, scrittori, e produttori cinematografici chiusi in casa a causa del COVID-19 e pronti a condividere aspetti del loro lavoro online, ogni Mercoledì alle 16:00. L’ultima puntata parla di giornalismo ed è visibile in differita sul loro sito web: https://dezwijger.nl/programma/journalism-in-times-of-isolation-4
Tra gli eventi in programma segnalo Creative Collaboration: Performing Arts, How to stay creatively connected during and post-pandemic che si terrà Martedì 12 Maggio, ore 14:00.
https://dezwijger.nl/programma/creative-collaboration-performing-arts

Planet B
Ospitato da De Waag, piattaforma che mette in dialogo scienza, tecnologia e arte, da un punto di vista sociale, che analizza il cambiamento degli usi e dei costumi, dei valori e della correttezza. https://waag.org/en/about-us. Planet B è dove scienziati, artisti e altri cittadini di Amsterdam si incontrano mensilmente per scambiarsi opinioni riguardo le sfide sociali e climatiche del vicino futuro. Il prossimo incontro virtuale si terrà martedì 14 Maggio alle 20:00. https://waag.org/en/event/planet-b-expedition-meetup-9

Infine, dopo ogni tour che si rispetti, che sia reale o virtuale, viene un certo languorino e Amsterdam non manca certo di soddisfare i nostri desideri. Siete più da degustazione di formaggi tipici o da dolce come lo Stroopwafel?

Stroopwafel, Elena Lily Rotondo illustration


November 23, 2016No Comments

Cosa ne pensiamo delle opere di arte contemporanea?

Cosa ne pensiamo delle opere di arte contemporanea? Ci sembrano facilmente interpretabili? Con una tela dipinta di bianco (presentata nientepopodimeno che dalla galleria Mazzoleni di Torino ad Artissima 2016), ci identifichiamo? Cosa ci comunicano dei glitter verde acqua gettati a terra? E una scritta al neon che recita “shit”?

Queste sono solo alcune delle domande che sintetizzano i dubbi più frequenti che sorgono quando si sta davanti ad un'opera d'arte contemporanea. Non nascondo che, in alcuni casi, persino la mia fedeltà assoluta nei confronti dell'arte in generale ha vacillato, ma procediamo con ordine.

Sicuramente ci è più difficile interpretare le opere d'arte dei giorni nostri, in quanto, per definizione, esprimono uno stato d'animo od un concetto attuali. Risulta dunque arduo cogliere a pieno un messaggio, se ce lo si trova troppo sotto al proprio naso. Per leggere con maggiore chiarezza i segni presenti nelle opere attuali serve, forse, un po' più di distacco temporale. Iniziamo, infatti, a metabolizzare solo ora (e timidamente) le nozioni che i vicini artisti del dopoguerra esprimevano. Fino a poco fa l'arte povera era masticata solo dai più esperti, mentre oggi comincia ad essere molto più vicina anche alle nuove generazioni e una tela composta da pezzi di sacchi di patate non scandalizza più. Le si porta, al contrario, molto rispetto per il significato storico che possiede.

Alberto Burri, arte povera

Alberto Burri, arte povera

È quindi sufficiente lasciar scorrere un po' di acqua sotto i ponti per comprendere anche le più assurde manifestazioni d'arte d'oggi? Può essere d'aiuto per decifrare un codice di linguaggio o un movimento sociale più ampio in cui contestualizzare il tutto, ma non è di certo il modo più soddisfacente, in quanto non presenta, di fatto, alcuna soluzione.

La letteratura classica si pronuncia in tal modo:

l'arte contemporanea sostanzialmente dialoga con strutture antropologiche elementari, basiche, sostanzialmente psichiche, piuttosto che con strutture elitarie di pensiero” (Enrico Crispolti, Come studiare l'arte contemporanea, Donzelli, Roma 2005).

Questa frase sovverte completamente i preconcetti al riguardo e pone l'arte contemporanea come qualcosa che dialoga direttamente con le persone del suo tempo e che tratta in maniera semplice nozioni basilari, adatte alla comprensione di tutti, non solo di un pubblico colto e di nicchia.

Se questa affermazione può lasciare a primo acchito un po' sorpresi e sbigottiti, è possibile iniziare a comprenderla di più osservando le sculture dell'artista Igor Mitoraj.

Egli prende fortemente spunto dalle sculture classiche, sebbene le ripensi in chiave post-moderna. Si è specializzato nella realizzazione di enormi statue di corpi o parti di esso, che tuttavia risultano tronche, incomplete o rarefatte. Esse sono appoggiate al suolo, sdraiate o di traverso, quasi fossero abbandonate o cadute e non ci vuole molto per associarle al degrado in cui è lasciato il nostro meraviglioso patrimonio culturale e alla noncuranza con cui questo viene trattato. La raffigurazione in formato XXL di parti di sculture greche o romane, dunque, è un simbolo che risulta di forte impatto proprio ai nostri occhi, e non c'è bisogno di alcuna metabolizzazione del messaggio affinché ci risulti chiaro e potente.

Igor Mitoraj, London

Igor Mitoraj, London

È questo, forse, un concreto esempio delle parole di Crispolti? Non so a voi, ma a me sembrano cucite addosso alle sue opere.

Se volete farne esperienza vi basterà prendervi la scusa di un weekend fuori porta e fare un salto a Pietrasanta, in Toscana, nella quale Mitoraj aprì il suo secondo studio e alla quale donò gran parte delle sue sculture.

Igor Mitoraj, Pietrasanta, Toscana

Igor Mitoraj, Pietrasanta, Toscana

Inoltre, è in corso una mostra di 30 dei i suoi capolavori tra le rovine di Pompei, in cui ha origine un armonioso dialogo tra i giganti del passato e la contemporaneità, senza mai sovrastarsi l'un l'altro.

Igor Mitoraj, Pompeii

Igor Mitoraj, Pompeii

Infine, presso la galleria Dada East di Milano potrete ammirare una interessante mostra fotografica che gli fa omaggio.

November 8, 2016No Comments

Sarà mica Arte questa!

Domenica 6 Novembre si è conclusa Artissima, una delle più importanti Fiere dell'Arte Contemporanea che abbiamo in Italia.

Il fenomeno delle Fiere d'arte è in continua crescita ed espansione, sia dal punto di vista dei numeri (sempre più espositori, sempre più visitatori), sia dal punto di vista della popolarità. I grandi collezionisti provenienti da tutto il mondo, infatti, non hanno né voglia né tempo di girare ogni singola galleria del Pianeta Terra per selezionare le opere da acquistare ed è sicuramente a loro più comodo trovarle tutte assieme una accanto all'altra in un unico grande sito.

Inoltre, come ogni Fiera che si rispetti, Artissima prevede tutta una serie di eventi ed attività collaterali, che rende la città di Torino frenetica. E' così che si passa ad un ritrovo per esperti del settore, ad un'occasione di intrattenimento per tutti.

La Fiera ha tenuto aperto quattro giorni, durante il primo – snobbissimo – giorno possono accedere solo i collezionisti, o chi nel mondo dell'arte ci lavora. Da Venerdì in poi è aperta ai comuni mortali. La prima impressione che si ha visitandola è, come anticipato dal titolo, ma è veramente arte questa?, non basta un'occhiata veloce per poter giudicare le opere contemporanee, la maggior parte sono difficili e concettuali, che sembrano non significare nulla, o non essere addirittura arte. Come si fa dunque a capirci qualcosa essendo un comune mortale, alias, un semplice turista? Bisogna chiedere!

Ecco però comparire il primo grande ostacolo: il gallerista-tipo non risponderà mai. Questo rende l'impresa ancora più ardua, motivo per cui armarsi di pazienza è il secondo grande requisito da avere, unito a buona volontà e tanta sana curiosità. Solo così si riesce ad estrapolare qualche timida informazione su ciò che si sta osservando e si può cominciare a guardare le stranezze e bizzarrie dell'arte dei nostri tempi con meno pregiudizi e più interesse.

Personalmente ho apprezzato moltissimo l'area dedicata alle librerie: stand che espongono meravigliosi lavori di grandi artisti (più moderni che contemporanei), presentando piccole stampe e disegni su carta, ideali per i collezionisti alle prime armi, che ancora non possono permettersi un Damien Hirst da 12 milioni di dollari. I proprietari di queste editorie d'arte sono molto disponibili e pronti a raccontare la storia che c'è dietro ai manuali che espongono. Ho veramente amato girare in mezzo a quei piccoli capolavori firmati da nomi come Fontana, Castellani, Pomodoro, Boetti.

Al di là dell'estrema soggettività con cui si possa aver vissuto la Fiera e i suoi lavori, vi è stato qualcosa di universalmente percepibile: le ricorrenti tematiche sociali che diffondevano un grande senso di angoscia ed allarmismo. Tante le provocazioni e tanto il senso di disagio. Sono rimasta molto colpita – e quasi disturbata – dall'opera del polacco Karol Radziszewsky presso la "Galerie BWA Warszawa". Essa rappresentava un intero muro pieno di fotografie, molto esplicite, raffiguranti una fittizia gay-gang “Fag Fighters”, fotografata nell'intento di scatenare scompiglio nelle strade dell'Europa dell'est, infliggendo pene tratte dai peggiori incubi omofobici, il tutto mascherati da cappucci rosa. Le immagini risultavano pietose, con rapporti sessuali violenti, non censurati, volgari e molto lontani da una possibile connotazione erotica o dal senso di piacere. L'artista, fondatore della rivista “Dik Fagazine”, che documenta la vita delle persone omosessuali nel vecchio Regime Sovietico, è sicuramente riuscito a richiamare l'attenzione dello spettatore.

Altro lavoro particolarmente inquietante è stato quello dell'artista cinese Li Wei. Egli ha ricreato un perfetto salottino borghese, con tanto di pareti dall'improbabile colore verde oliva, una poltroncina in velluto – che anche nostra nonna ha avuto il buon gusto di rinchiudere in soffitta – da un adorabile Yorkshire bianco – talmente adorabile da incutere terrore – e dalla riproduzione in silicone e vetroresina di un bambino dalla carnagione un po' troppo pallida e dalla smorfia un po' troppo plastica, che nascondeva dietro di sé una simpatica bomba a mano.

Probabilmente è stata la seconda opera più fotografata, dopo la citazione di Alfredo Jaar al romanzo del 1971 di Nanni Balestrini: “VOGLIAMO TUTTO”, situato allo stand della galleria "Lia Rumma" e pronto ad accogliere i visitatori trepidanti.

Tematiche sociali, senso di angoscia, qualche video-art qua e là, poche fotografie, un'intera area dedicata alle performances e tanto, tanto neon, hanno caratterizzato la ventitreesima edizione di Artissima. Forse ho fatto bene a non comprare quella meravigliosa opera d'arte sottoforma di glitter verdi/azzurri gettati a terra, a quest'ora sarebbero già finiti nel Folletto di mia madre.

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