December 20, 2023No Comments

Pittura Italiana Oggi, una collettiva sull’individualismo contemporaneo

“Pittura italiana oggi” è il titolo della grande mostra che si tiene alla Triennale di Milano dal 18 novembre 2023 al 18 marzo 2024. Curata da Damiano Gullì, la mostra presenta il lavoro di 120 artisti italiani di diverse generazioni, nati tra il 1960 e il 2000, che hanno scelto la pittura come mezzo di espressione artistica. L’obiettivo dell’esibizione è di mostrare la ricchezza e la complessità della pittura italiana contemporanea, che non si riduce a una sola tendenza o a una sola scuola, ma anzi si articola in una molteplicità di linguaggi, stili, temi e tecniche. La mostra si sviluppa in 12 sezioni tematiche, che esplorano le diverse sfaccettature della pittura italiana, da quelle più legate alla tradizione a quelle più innovative e sperimentali. Da quelle più sociali e politiche a quelle più intimiste e personali. E ancora, da quelle figurative e narrative a quelle più astratte e geometriche. La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, edito da Skira, che contiene i testi critici dei curatori e dei membri dell’honorary board, composto da personalità di rilievo nel campo dell’arte internazionale, come Francesco Bonami, Suzanne Hudson e Hans Ulrich Obrist. Pittura italiana oggi è anche un’occasione per celebrare il centenario della Triennale di Milano, istituzione storica dedicata alla promozione della cultura, del design e dell’architettura.

L'allestimento è stato progettato dallo Studio Italo Rota, che ha ideato un sistema modulare che permette ai visitatori di muoversi liberamente tra le opere, sperimentando una disposizione non cronologica ma dinamica. Anche i materiali utilizzati sono sperimentali, infatti il legno dei pannelli è interamente riciclato. Lo Studio Italo Rota ha anche curato il design delle opere murali site-specific, commissionate a diversi artisti per creare un dialogo tra il medium pittorico e il tema dello spazio e dell'architettura. Tra le opere site-specific, ci sono: Insostenibile dare un titolo (Bruciare da dentro) di Gianni Politi, un grande dipinto a olio su tela che occupa tutta la parete del foyer della Triennale, creando un effetto di esplosione cromatica.

Gianni Politi, Insostenibile dare un titolo, Bruciare da dentro, courtesy of Galleria Lorcan ONeil
Gianni Politi, Insostenibile dare un titolo, Bruciare da dentro, courtesy of Galleria Lorcan ONeil

Frana e fango, 2023 di Roberto Coda Zabetta pensato per il cavedio esterno di Triennale in cui colori, segni e forme si fondono con il contesto architettonico in cui i colori sembrano specchiare un cielo terso.

Frana e fango, 2023 di Roberto Coda Zabetta 

Composite I: La Pecora Quadricorna, 2023 e Composite II: L’Olio Selvatico, entrambe di Giulia Mangoni, che mette in scena due temi a lei cari, che ha vissuto in prima persona: la cura di una razza di pecora in via d’estinzione e la produzione di un olio da ulivi selvatici. Unisce così la realtà rurale e periferica a quella immaginifica e sarcastica a quella urbana. 

Tra i temi trattati in mostra emerge un fil rouge intimista e sensuale, fotografia di nuove forme di affetto e scambio, a volte ingenue, a volte promiscue, ora morbose e ora indifferenti. La prima tela a trascinarci come intrusi in una scena notturna, silenziosa, che ha luogo in uno spazio domestico illuminato da una luce un po’ marziana, è Tra i tuoi vuoti di Pietro Moretti. L’opera è uno scorcio dell’abbraccio di due amanti che inglobano i reciproci corpi al punto da esserne teneramente trapassati e inflitti. La figura che si scorge più chiaramente è quella di un ragazzo dal corpo poroso, ma dallo sguardo dolce. Forse quel corpo inafferrabile allude ad un altro tipo di inconsistenza, quella interiore. Ci si ritrova così a sbirciare un senso di goffo che attraversa l’intimità della scena e la pittura si fa veicolo di questa incompiutezza, dell’impossibilità di definire i confini emotivi dei sentimenti e degli oggetti e, al tempo stesso, la possibilità delle varie realtà di convivere anche così, in questo stato immateriale, come emozioni taciute e inaspettate.

Un altro immaginario diffuso e messo in scena dagli artisti mostra una realtà tutt’altro che terrena, decisamente sovrannaturale e fiabesca.

Pagura sul bagnasciuga, 2022 di Flaminia Veronesi ne è testimonianza. Un acrilico su tela che raffigura una pagura avvolta da un paesaggio blu. L'opera è un omaggio fragilità umana, ma anche alla sua continua metamorfosi, potente e rivoluzionaria. Una lingua di terra verde all’orizzonte fa intendere il forte legame con la realtà, che questo mondo marino e fantastico, non abbandona.

Summer Solar Power aka “Calipso”, 2021 di Thomas Braida è un olio su tela che rappresenta un mare stridente, abbagliante, assordante. I contrasti argento da un lato e la coda di una sirena viscosa e colorata dall’altro, che ha accanto una lattina accartocciata come a conferire un presentimento sinistro. 

Flaminia Veronesi, Pagura sul bagnasciuga, 2022

Questo agglomerato di tele, di stili, di fantasie, di messaggi ed interpretazioni presenta uno spaccato della pittura italiana contemporanea come altamente frammentato e discontinuo. Camminando si ha l’impressione che le opere non dialoghino veramente tra loro ma che sgomitino ciascuna per attirare l’attenzione dello spettatore su di sé, sul proprio tema, sulla propria storia. Ne emerge un’arte anticonformista, prodotta da interpreti insofferenti. Il Dio celato di queste tele è l'individualismo, espressione del concetto del singolo. Gli artisti proiettano su tela (o altro) il loro parere, la loro realtà e la loro visione del mondo. Gli accostamenti fatti da Gullì sono dunque per la maggior parte dettati da un equilibrio di forma, di architettura della scena e solo raramente dalla condivisione di significato. Ciò che sorprese dunque trovare è similitudini distanti e non voluti, temi ricorrenti e coincidenze espressive. From Just Married Machine, 2022 di Pietro Roccasalva è il risultato di una grande stratificazione che vede il suo principio nella natura morta - una tavola imbandita - che apre il film di Pier Paolo Pasolini La Ricotta. Nel 2012 Roccasalva re-immagina quella tavola imbandita trasformando gli elementi di cui era composta in una scena densa e grandiosa che mette insieme figure umane, animali e oggetti. Il dipinto, vibrante, ritrae uno dei protagonisti di quel tableu vivant: lo sposo. Egli è immerso da una moltitudine di oggetti in scala umana che affollava la scena originaria del film. L’approccio di Roccasalva alla pittura incrocia linguaggi e tecniche diverse che, alimentandosi a vicenda, generano continue nuove prospettive creando una superficie vibrante e cangiante.

Pier Paolo Pasolini è protagonista di un’altra tela presente in mostra. Questa volta non attraverso i suoi film, ma lui stesso in persona nel momento tragico del suo assassinio. Hostia, 2022 di Nicola Verlato è una gigantesca pittura scandita da uno schema tripartito che manifesta la sua architettura riempiendo tutta la scena. Al centro del dipinto Pier Paolo Pasolini che cade capovolto verso un Ade costellato di altri corpi come lui stesso descriveva in Salò. La scena è apocalittica e solenne, un richiamo alle tele sacre piene di dettagli e di figure secondarie a fare da contorno al protagonista. Un esplicito richiamo alla pittura classica in cui venivano raffigurate nel dettaglio le figure di contorno, i paesaggi in secondo piano e un senso di drammaticità esistenziale dato dal sapiente uso della luce e del chiaroscuro, altro richiamo alle tradizioni del passato.

Nicola Verlato, Hostia, 2022

Verlato allude ad una tridimensionalità resa dalla stratificazione di un racconto che vuole però ancora rimanere fortemente legato alla bidimensionalità. Percorrendo l’esibizione si incontreranno invece esempi di artisti che utilizzano la pittura in maniera non convenzionale per raggiungere una dimensione che và ben oltre la tela piatta creando nuove possibilità di rappresentazione dello spazio. 

Alcuni artisti hanno sperimentato con la prospettiva, la geometria, la luce, il colore, la materia, la forma, per creare effetti di profondità, movimento, illusione, astrazione. Altri artisti hanno utilizzato la tela come supporto per applicare o inserire elementi tridimensionali, come oggetti, sculture, collage, tagli, buchi, che interagiscono con lo spazio circostante e con lo spettatore. In entrambi i casi, la pittura diventa un mezzo per esprimere una visione del mondo che non si limita alla superficie, ma che si apre a una prospettiva diversa.

Un’esempio è l’opera di Giuliana Rosso Three House, 2023, che si sviluppa su tre fogli di carta di cui una sul pavimento. L’angolo che si crea con l’intersezione di questi fogli crea per l’artista un mondo in cui tutto è possibile. In questo caso la scena rappresenta un rituale ormai diffuso tra le nuove generazioni, ovvero quello della challenge. Un ragazzo sembra compiere un gesto estremo, quello di lanciarsi da una finestra spettrale mentre viene ripreso da uno smartphone. Sulla parete opposta una ragazza impaurita si nasconde, Il risultato è la creazione di un mondo parallelo in cui lo spettatore è escluso ed estraneo.

Giuliana Rosso, Three House, 2023

A riflettere sul rapporto tra spazio e oggetto come raffigurazione è anche l’opera di Alice Visentin. Una scultura muta, con le parole cadute a terra, fatte scivolare giù da questa bocca immensa quasi una bocca della verità, un totem capace di smascherare e spaventare lo spettatore che aggira divertito. A sconfinare lo spazio vi è anche l’utilizzo di ogni superficie come utile per raccontare il suo messaggio. Nella rappresentazione di Visentin nulla viene sprecato, anche il retro di questa maschera si fa messaggio, specchio argento che riflette la luce, ricorda l’acqua e abbaglia chiunque si ponga al suo cospetto.

Installation view, foto di Piercarlo Quecchia, DSL Studio, © Triennale Milano

Pittura italiana oggi vuole offrire una panoramica ampia e articolata della produzione pittorica italiana degli ultimi decenni, mettendo in evidenza la varietà e la vitalità di questo medium artistico. Visitando la mostra si capisce come la pittura non sia un linguaggio omogeneo e uniforme, ma si esprime attraverso una pluralità di approcci, stili, temi e tecniche, che riflettono le diverse sensibilità, visioni e ricerche degli artisti. Abbiamo trovato nomi affermati e riconosciuti a livello nazionale e internazionale, ma anche giovani emergenti e talenti ancora poco noti al grande pubblico. La mostra non segue una logica cronologica o tematica, ma propone un dialogo aperto e stimolante tra le opere, che si confrontano e si contaminano tra loro, creando nuove connessioni e suggestioni. Pittura Italiana Oggi è quindi un’occasione unica per scoprire e apprezzare la ricchezza e la complessità di questa tecnica antica che si pensava ormai futile, non necessaria. Essa invece non si lascia ridurre a una sola tendenza o a una sola scuola, ma anzi si manifesta in una molteplicità di espressioni, originali e significative.

October 29, 2020No Comments

Elemental, dove tutto torna all’essenziale

di Selene Stradiotto

Per alcuni l’autunno è la stagione della decadenza dopo la luminosa estate. Il verde delle fronde degli alberi lascia spazio a sfumature aranciate e le foglie non tardano a ricoprire i viali di un manto brunastro. Per altri, invece, l’autunno è la stagione della riflessione, è il momento dell’anno in cui spogliarsi del superfluo per riconoscere le proprie priorità. Si intitola proprio Elemental la sala numero sei della mostra d’arte temporanea in corso a Venezia nella sede di Punta della Dogana e che è protagonista dell’articolo di oggi. Una sala che ci riporta alla semplicità della vita, un ritorno all’essenzialità che ben si presta a interpretare questo periodo dell’anno.

Dallo scorso luglio, dopo il blocco dovuto alla pandemia, la Fondazione Pinault ha riaperto le proprie porte presentando la sua periodica esposizione collettiva. Untitled 2020. Tre sguardi sull’arte di oggi ha visto quest’anno la compartecipazione di tre curatori: Caroline Bourgeois, firma storica della Fondazione, Muna El Fituri artista e storica dell’arte e Thomas Houseago, artista (...). Attraverso le opere di sessantasette maestri, l’esposizione si propone di creare un ambiente conviviale dedicato alla riflessione e all’introspezione personale.

Elemental porta il visitatore in questa dimensione e lo mette in dialogo con se stesso e la natura. Il primo artista presentato è Eduardo Chillida. Ispirato dalla tradizione degli artigiani del ferro spagnoli, Chillida omaggia le onde di Hokusai, l’astrattismo di Brancusi, la verticalità di Giacometti. Si tratta di forme semplici e di linee pulite che evocano le sue origini anche nelle qualità sonore dei manufatti. Le sue sculture giocano tra pieni e vuoti come in uno spartito musicale basco che ondeggia tra tonalità maggiori e minori. Nelle sue sculture, la luce ha un ruolo prioritario. Da sempre affascinato dalla bianca scultura greca affermava: «vengo da un Paese dalla luce nera. L’Atlantico è buio».

Come un filo rosso che accompagna il visitatore tra le sale, compare una serie di fotografie dell’artista austriaca Valie Export. Affermatasi durante gli anni Settanta grazie alle sue performance provocatorie dedicate al ruolo della donna nella società, in questa sala si confronta con la città fisica interrogandosi su quale sia il posto delle donne nello spazio pubblico.

L’osservazione della natura, lo studio dei suoi ecosistemi, la creazione di un contatto sincero e rispettoso tra l’uomo e l’ambiente sono le colonne portanti delle opere contemporanee di Daniel Steegman Mangranè. A un anno dalla prima monografica italiana all’Hangar Bicocca di Milano, l’artista spagnolo presenta per Untitled 2020 un assaggio del suo ventennale lavoro. Affascinato dalle forme geometriche create dal movimento di alcuni insetti della famiglia dei Phasmidi, mette in scena il loro moto. Nella video installazione presentata, il visitatore è invitato ad osservare il lento, elegante e dolce movimento di questi esseri che, mimetizzandosi tra i rami, tengono il suo sguardo incollato allo schermo. Un gioco continuo di apparizioni e sparizioni che diverte chi lo guarda, ma che interroga il rapporto tra le forme geometriche artificiali e quelle naturali.

Nella stanza Elemental non poteva infine mancare un riferimento a Venezia. In questa sala dalla vista unica in cui si contempla nello stesso istante il Canal Grande da una parte e quello della Giudecca dall’altra, si staglia un’opera con protagonista l’acqua. In un gioco di simmetria ed equilibrio, l’artista tedesco George Herold mette insieme cemento, legno e vetro per costruire una struttura multimateriale, una sorta di teca dove vasi di diverse altezze e dimensioni sono appoggiati ad aste di legno inclinate. Interessante il titolo dell’opera associato alla sua collocazione che pare pensata proprio per questa sala di Punta della Dogana, ma che risale a ventiquattro anni fa: Gelandete Horizonte, ovvero ‘orizzonti terrestri’.

Semplicità, delicatezza ed essenzialità sono le parole d’ordine di questa breve retrospettiva attraverso una delle sale di Untitled 2020. A completare il quadro non poteva mancare la purezza. Rei Naito, artista di origini giapponesi da sempre impegnata nello studio della condizione umana, presenta due opere dai colori chiari e dallo stile essenziale. Le sue installazioni parlano della violenza della guerra attraverso forme delicate che contemplano pochissimi elementi: un fiore bianco e un cuscino in seta di organza, piccoli oggetti con cui l’artista si mette in relazione e che per antitesi rappresentano il dolore del popolo giapponese. Rei Naito è, infatti, nata a Hiroshima nel 1961 e il dramma della guerra è nella sua pelle. Come a voler trasformare il male in bene, le sue opere sono il risultato di un esercizio mentale atto a fare della delicatezza il valore più importante. Le sue opere trasmettono serenità e, come a volersi rendere partecipi del periodo in cui stiamo vivendo, parlano di speranza.

Testo a cura di Selene Stradiotto, Storica dell’arte, Mediatrice Culturale presso Fondazione Pinault – Palazzo Grassi & Punta della Dogana
28 ottobre 2020

October 19, 2020No Comments

Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli, un tributo alla vita

Omaggiare la vita piuttosto che la morte. La tragica notizia di questa mattina, lunedì 19 ottobre 2020, vorrebbe farci notare una strana ironia della sorte. A distanza di pochi giorni dall’inaugurazione della retrospettiva del designer Enzo Mari a cura di Hans Ulrich Obrist e Francesca Giacomelli, si apprende la tragica notizia che Enzo Mari ci ha lasciati.

Voglia però essere questa coincidenza un tributo alla sua vita, all’enorme contributo all’arte, al design, all’architettura, alla progettazione che il grande Maestro ha donato nel corso della sua vita.

1976-2008 _44 Evaluations_Installation_view - © Triennale Milano - foto Gianluca Di Ioia

Triennale Milano con il suo Museo del Design Italiano presenta la mostra Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli dedicata al lavoro e al pensiero di Enzo Mari – uno dei principali progettisti, artisti, critici e teorici – documentati attraverso progetti, modelli, disegni e materiali spesso inediti, provenienti dall’Archivio Mari recentemente donato al CASVA - Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano.

Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, ricorda che:

“in una intervista del 2016 Mari ha affermato di aver posto la condizione che, dopo la donazione, per quarant’anni nessuno avrebbe potuto accedere al suo archivio. Questo perché, nelle sue più ottimistiche ipotesi, solo dopo questo lasso di tempo, una nuova generazione potrà farne un uso consapevole e riprendere così in mano il significato profondo delle cose. La grande retrospettiva in Triennale costituisce dunque un’occasione unica per approfondire la lunga carriera di Mari – proprio nella città in cui ha sempre vissuto e lavorato – offrendo nuovi spunti interpretativi e chiavi di lettura.”

1953_I luoghi deputati

La mostra, nata dal costante scambio e dialogo intercorsi negli anni tra Mari stesso e il curatore Hans Ulrich Obrist, racconta oltre 60 anni di attività progettuale, dall’arte al design, dall’architettura alla filosofia, dalla didattica alla grafica.

Il progetto espositivo è articolato in una sezione storica, a cura di Francesca Giacomelli, e in una serie di contributi di artisti e progettisti internazionali – Adelita Husni-Bey, Tacita Dean, Dominique Gonzalez-Foerster, Mimmo Jodice, Dozie Kanu, Adrian Paci, Barbara Stauffacher Solomon, Rirkrit Tiravanija, Danh Vō e Nanda Vigo, oltre a Virgil Abloh per il progetto di merchandising – invitati a rendere omaggio a Mari attraverso installazioni site-specific e nuovi lavori appositamente commissionati. Un contributo particolare è quello di Nanda Vigo che nell’opera inedita, ideata per la mostra, prima della sua scomparsa, reinterpreta con la luce due dei lavori più celebri di Mari, i 16 animali e i 16 pesci.

1957_I sedici animali

La sezione storica si sviluppa a partire dal riallestimento dell’ultimo progetto espositivo dell’autore, Enzo Mari. L’arte del design, tenutosi alla GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino nel 2008-2009, di cui Mari stesso aveva seguito la curatela, l’allestimento e il catalogo (un progetto globale). La mostra presenta un corpus che raccoglie una selezione di circa 250 progetti di Mari – dalle Pitture degli anni Cinquanta alle Strutture degli anni Cinquanta e Sessanta (Arte programmata), dalla serie di contenitori Putrella (1958) ai multipli d’arte de La Serie della Natura (1961-1976), dai vasi delle Nuove proposte per la lavorazione a mano del marmo. Serie Paros (1964) agli Allestimenti modulari di cartone (1964-1970), dal progetto per la Copertina della Collana Universale Scientifica Boringhieri (1965) alla sedia Box (1971), dall’Autoprogettazione (1973) alle ciotole della Proposte per la lavorazione a mano della porcellana. Serie Samos (1973), dalle 44 valutazioni (1976-2008) alla sedia Tonietta (1980), dai progetti non realizzati Tre piazze del Duomo (1982) all’Allegoria della dignità (1988), dalle Lezioni di disegno (2007- 2008) fino al progetto Per un Nuovo Museo del design per la rivista “Abitare” (2009-2010) – considerati tra i più rappresentativi dei quasi 2.000 ideati nel corso della sua carriera. Le opere sono esposte in ordine cronologico, senza distinzioni fra discipline, tecniche e tipologie di ricerca.

2002_Multiplo con i componenti-© Triennale Milano - foto Gianluca Di Ioia

In parallelo, diciannove Piattaforme di Ricerca, ideate per la mostra in Triennale, presentano approfondimenti su altrettanti progetti dai quali emergono le tematiche centrali nella pratica e nella poetica di Mari: le prime indagini sulle ambiguità percettive, le ricerche sulla produzione sperimentale, le ricerche sulla produzione di serie, il tema dello standard, etc. Negli approfondimenti è inclusa una selezione delle Allegorie – tra queste la prima Modulo 856 (1967), l’esercizio critico di progetto Proposta per un’autoprogettazione (1974), Perché una mostra di falci? (1986), l’ultima realizzata dall’autore Sessanta fermacarte (2010) - e degli ultimi progetti realizzati da Mari negli anni successivi alla mostra antologica di Torino, tra i quali lo scenografico progetto di allestimento dell’esposizione Vodun, African Voodoo (2011) disegnato per la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi nel 2010, di cui è riproposto un ambiente dai potenti rimandi formali alle strutture dei modelli che costituiscono la Proposta per un’autoprogettazione del 1974.

Installation_View_1- © Triennale Milano - foto Gianluca Di Ioia

Completa il percorso una serie di video interviste realizzate da Hans Ulrich Obrist che testimoniano la costante tensione etica di Mari, la sua profondità teorica e la straordinaria capacità progettuale di dare forma all’essenziale. Con la retrospettiva su Enzo Mari e il Museo del Design Italiano l’intero piano terra del Palazzo dell’Arte è così dedicato al design italiano. L’esposizione si inserisce nel percorso iniziato da Triennale e dal suo Museo con le grandi mostre dei Maestri del design (Mario Bellini, Osvaldo Borsani, Achille Castiglioni, Ettore Sottsass). Un percorso che continuerà nell’aprile del 2021 con l’esposizione dedicata a Vico Magistretti.
I Partner Istituzionali Eni e Lavazza, il Partner Tecnico ATM, l’Institutional Media Partner Clear Channel sostengono Triennale Milano anche per la mostra Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli.

October 13, 2020No Comments

Carla Accardi. Contesti

Museo del Novecento, Milano
9 ottobre 2020 - 27 giugno 2021

Al Museo del Novecento di Milano approda la prima mostra monografica dedicata da un’istituzione pubblica a Carla Accardi (1924-2014), a sei anni dalla sua scomparsa.

Carla Accardi, originaria di Trapani, si trasferisce a Roma nel '46, città che le permette di incontrare i suoi compagni di vita e di percorso artistico, tra cui il futuro marito Antonio Sanfilippo. Conosciuta come la più tenace presenza femminile nel gruppo astrattista "Forma", fondato nel 1947, con i colleghi Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo, Turcato.

ph. Robeto Pini - Allestimento mostra Carla Accardi. Contesti

La retrospettiva, ospitata nelle sale del Museo del Novecento, si apre così con una sala corale nella quale – grazie a importanti prestiti di opere di Piero Dorazio, Achille Perilli, Pietro Consagra, Giulio Turcato e Antonio Sanfilippo – si testimonia la scelta astrattista del gruppo Forma, seguita da un approfondimento sulla svolta di Accardi del 1953, quando avviò la pittura in bianco su nero e la serie dei Negativi. Il 1953 è per Accardi un anno di insolito isolamento, ma densissimo di studi schizzati su taccuini o dipinti direttamente a terra, e che mettono in atto un disgregarsi conflittuale di dinamiche tracce segniche. L’artista mette a frutto sollecitazioni ricevute dalla cosiddetta pittura informale, centrata sul valore in sé del segno o del gesto, e che aveva conosciuta in una serie di viaggi a Parigi e nel corso delle Biennali di Venezia. Presto Accardi elabora un linguaggio personalissimo costituito da maglie di segnibianchi, franti o riavvolti, su fondo nero. Si tratta di fantastiche sedimentazioni di memorie visive che scorrono dagli abbagli di luce sul mare e sulle saline della natia Trapani fino ai netti contrasti di bianco e nero di fotografia e pellicole cinematografiche.

Carla Accardi suo studio di Roma, 1974 circa, foto M. Grazia Chinese

La terza sala racconta del sodalizio con il critico internazionale Michel Tapié, che raggiunse il suo culmine con le Integrazioni e i Settori, anticipazioni di un ritorno al colore, ottico e vibratile, vero protagonista delle opere segniche degli anni sessanta. Grande spazio è riservato poi alle ricerche di Accardi sui nuovi materiali. Tra le sperimentazioni plastiche e l'utilizzo di colori fluorescenti; l'introduzione dalla primavera del 1965 del "sicofoil" come supporto al suo "segno". La ricerca di Accardi si spinge fino allo sconfinamento spaziale, con installazioni e ambienti, ma anche con i lavori più concettuali legati inevitabilmente alla sua militanza femminista.

Carla Accardi, Rotoli in sicofoil dipinto 1965-69, Galleria Salvatore Ala, N.Y 1989

Si giunge così alle ricerche degli anni ottanta, con il ritorno alla pittura, a materiali e tecniche meno artificiali, a una rivisitazione del proprio precedente repertorio segnico e dei proprio riferimenti storici, Matisse in primis, elementi che si prolungano nella ricerca di Accardi fino agli anni novanta e duemila, testimoniati nelle ultime due sale di questa ricca retrospettiva.

Carla Accardi, Virgole, 1981, MUSEUM Bagheria.jpg

Il progetto espositivo, prodotto da Comune di Milano|Cultura, Museo del Novecento ed Electa, fa parte del palinsesto “I talenti delle donne”, promosso e coordinato dall’Assessorato alla Cultura, che fino ad aprile 2021 proporrà iniziative multidisciplinari – dalle arti visive alle varie forme di spettacolo dal vivo, dalle lettere ai media, dalla moda alle scienze – dedicate alle donne protagoniste nelle arti e nel pensiero creativo. Curata da Maria Grazia Messina e Anna Maria Montaldo con Giorgia Gastaldon, la mostra si inserisce con coerenza in una linea di ricerca che distingue il recente operato del Museo: la riproposta e la rilettura di personalità femminili attestate del Novecento italiano, quali Margherita Sarfatti, Giosetta Fioroni e Adriana Bisi Fabbri, o la ri- contestualizzazione storico-artistica di figure finora disattese ma di primaria importanza nella ricerca intermediale della seconda metà del Novecento, come Marinella Pirelli, Amalia del Ponte, Renata Boero.

ph. Robeto Pini - Allestimento mostra Carla Accardi. Contesti

July 15, 2020 — Comments are off for this post.

Milano e la ripartenza

di Isabella d'Ambrogio

Milano ha riaperto finalmente, una città che accoglie circa dieci milioni di turisti all’anno provenienti da ogni angolo del mondo, capitale della moda insieme a New York e Parigi ma anche punto di riferimento del design del mobile, grazie anche alla Brianza, mente e braccia del mondo del mobile e di tutto ciò che gli ruota intorno che non si limita a esporre in città ma che esporta in tutto il globo: da Pechino a San Francisco, da Dubai a Mosca.

Dopo un periodo di fermo dovuto al lockdown, Milano e la sua arte si risvegliano come d’incanto da quello che sembra essere stato un brutto sogno, un incubo che l’ha costretta a bloccarsi.

Un blocco fisico ma non intellettuale, infatti in questo periodo numerosissime sono state le iniziative del Comune e degli enti privati per favorire la divulgazione della cultura e dell’arte attraverso mezzi telematici come le visite virtuali ai musei e alle mostre e le dirette instagram che hanno consentito a milioni di turisti 2.0 di godersi la vista di magnifiche opere d’arte esposte nei luoghi che rappresentano la nostra città: Palazzo Reale, il Mudec, Fondazione Bracco sono solo alcuni dei nomi dei luoghi che hanno saputo reinventarsi in un momento così difficile per l’uomo.

Un virus, più o meno virulento, più o meno curabile che ha lasciato un numero di vittime enorme, che ha colpito per altro una delle regioni più produttive dell’Italia ma che non ha impedito che la Lombardia si fermasse, al contrario ha dato la possibilità di combattere ancora più ferocemente per rialzarsi, dando prova, ancora una volta che Milano non si ferma mai.

E oggi, in un mondo in cui l’arte è interpretabile, poliedrica, e alla portata di tutti, è bello poter dimenticare tutto per concentrarsi su forme, colori e materiali per riscoprire l’importanza per l’amore per il bello, proprio come il movimento dell’estetismo ci ha insegnato.

Dal 25 maggio è possibile tornare a essere i visitatori in incognito di spazi di valore storico e artistico che si nascondono nei meandri della Lombardia così come tornare ad apprezzare in live le opere esposte, che siano delicate pennellate di olio su tela o figure scolpite in grossi blocchi di marmo.

E così si può visitare, previa prenotazione, la prima mostra in Italia dedicata a Georges de La Tourospitata dalle incantevoli sale di Palazzo Reale fino al 27 settembre, ma anche decidere di compiere un’esperienza immersiva alla scoperta dei misteri ultraterreni dell’Antico Egitto con la mostra Viaggio oltre le tenebre. Tutankhamon RealExperience® fino al 30 agosto sempre a Palazzo Reale, o la mostra dedicata a Cotroneo, un unicum, disponibile fino al 26 luglio, che ha ad o oggetto la fotografia museale, quindi una serie di scatti che ritraggono i visitatori mentre ammirano le opere, facendo così diventare il museo stesso il protagonista dell’arte.

Ridiventa possibile anche farsi un giro al Mudec per vedere o rivedere la loro esclusiva Collezione Permanente o ancora fare un giro nel weekend al Museo del Novecento facendo un viaggio metaforico nell’arte contemporanea magari scoprendo il percorso evolutivo dell'artista Valentino Vago attraverso gli elementi cardine della sua pittura cioè la luce e il colore a cui è stata dedicata la mostra “Focus Valentino Vago” e per chi ancora non se la sentisse di uscire il Museo del Novecento ha messo a disposizione l’esposizione online di numerose opere fra cui “IL QUARTO STATO”  a 100 anni dall’acquisizione dell’opera, e come questa iniziativa tante altre, talmente tante che sarebbe impossibile elencarle e proporle tutte.

Hanno riaperto anche Casa Boschi de Stefano, Triennale Milano comprensiva del Museo del Design e dei suoi giardini, e Fondazione Prada oltre che i   due musei più visitati di Milano: la Pinacoteca di Brera e il Cenacolo, per cui  Il Bacio di Hayez e la celebre Ultima Cena di Leonardo sono senza dubbio da vedere o rivedere.

L’ingresso ai musei è garantito previa prenotazione online sul sito vivaticket.it e per i biglietti a pagamento è obbligatorio l’acquisto del biglietto online. I musei civici sono tutti aperti, per ora, dalle 11,00 alle 18,00 e gli ingressi vengono contingentati sulla base delle misure di sicurezza oggi in vigore. L’uso di mascherina è obbligatoria e i visitatori dovranno attenersi al “percorso a senso unico” stabilito dai vari musei.

Comodamente dal divano di casa propria o andando nei luoghi culto dell’arte meneghina oggi non ci sono più scuse per non immergersi nella cultura.

E ed è estremamente piacevole tornare a sentire il brivido dell’emozione di essere di nuovo a contatto con qualcosa di molto più grande di noi, di qualcosa di intangibile,di  qualcosa che in qualche modo ci da la spinta per tornare a sognare.

Articolo di Isabella d'Ambrogio

May 9, 2020 — Comments are off for this post.

Amsterdam

Rubrica di viaggi (mentali)

La Fase 2 è cominciata, ma per molti poco è cambiato e il rischio per chi vive in città in appartamenti angusti o soffre della classica sindrome da “non posso più viaggiare – aiuto!” è quello di sentirsi intrappolati, in gabbia.

Hortus Botanicus Amsterdam, Serra con farfalle, Elena Lily Rotondo illustration

Niente paura, questa guida, come le altre prima di lei, intende arricchire la vita culturale, nonostante la situazione impedisca di spostarci liberamente. Oggi andiamo a scoprire una città ed un paese che in primavera regalano uno dei più suggestivi spettacoli della natura: la fioritura dei Tulipani. Stiamo parlando dell’Olanda. In particolare, scopriremo come la città di Amsterdam si sia organizzata per intrattenerci virtualmente. 

A spasso in bici per Amsterdam, Elena Lily Rotondo illustration

Dicendo addio alle scorribande in bicicletta e al rischio di essere travolti se si cammina sulla corsia sbagliata, Amsterdam può sembrare diversa senza i fiumi di ciclisti ad attraversarla, ma le sue casette strette e sviluppate in altezza sono sempre affascinanti e i modi per intrattenersi sono molti anche online.

Case Amsterdam, Elena Lily Rotondo illustration

Fun Fact:
Sapete perché le case di Amsterdam sono molto strette e si sviluppano in altezza? In passato, lo Stato riscuoteva una tassa calcolata in base alla superficie occupata sul terreno. Dunque conveniva agli abitanti di questa città costruire case molto strette e molto alte. Esigenza che influenzò fortemente l’architettura della città e l’inserimento di tante finestre sulle facciate frontali per far entrare più luce.

I musei ad Amsterdam sono ancora chiusi, con la riapertura prevista a giugno. Nonostante ciò, è possibile godere ancora della loro immensa bellezza, da casa, comodamente seduti sul divano, con una tazza di caffelatte in mano o un buon calice di vino. Il Rijksmuseum offre svariati tours virtuali, basta scaricare la loro app gratuita. In alternativa, l'app di Google Arts & Culture offre la possibilità di scoprire tutti I Musei più famosi di Amsterdam e approfondire con curiosità e articoli interessanti.
https://artsandculture.google.com/entity/amsterdam/m0k3p?categoryid=place

The Milkmaid, Johannes Vermeer, c. 1660, Courtesy of the Rijksmuseum, Amsterdam

Tra gli altri, anche lo Stedelijk Museum affronta la chiusura con tante inizitive, ad esempio ogni Venerdì pomeriggio alle 14:00 ospita un tour virtuale guidato dai curatore del Museo, esibisce il meglio della sua collezione. Fondamentale è l'interazione del pubblico da casa per rendere il tour partecipativo. Infatti, gli spettatori sono invitati a porre delle domande dirette ai curatori, che rispondono live offrendo interessanti spunti. Ogni Live viene poi pubblicato sull'Instagram del Museo, tra le IGTV, e si può vedere in ogni momento.
https://www.instagram.com/stedelijkmuseum/channel/

Non è finita qua. Anche il popolare Museo di Van Gogh da il suo contributo e continua ad informare ed intrattenere il pubblico.

Coppia davanti al Mandorlo in Fiore, Van Gogh Museum, Amsterdam, Elena Lily Rotondo illustration

Sul sito ufficiale del Museo si può ammirare il famoso dipinto di Vincent Van Gogh, Mandorlo in Fiore, del 1890, in cui viene raccontato che gli alberi fioriti erano uno dei soggetti preferiti da Van Gogh. I fiori di questa pianta, sbocciano presto in primavera, diventando simbolo di vita nuova.
https://www.vangoghmuseum.nl/en/collection/s0176V1962

Van Gogh in questa tela ha subìto l’influenza delle stampe Giapponesi. Il dipinto era un regalo per il fratello Theo e la cognata Jo, poco dopo la nascita del loro bambino Vincent Willem, chiamato così in onore dello zio. Tra le attività online vi sono: lezioni d’arte, disegni per bambini da poter scaricare e stampare, e articoli alla scoperta del famoso pittore.

Nel frattempo, se vi state chiedendo come i cittadini di Amsterdam possano sopravvivere con tutti i Coffee Shops chiusi, probabilmente avrete ragione a preoccuparvi, ma molti dei locali rinomati per Live Music e intrattenimento si sono organizzati per offrire valide alternative per rendere la reclusione più dolce e interessante. Ecco un focus su alcune attività in corso.

Mellow Yellow Coffeeshop in Amsterdam, Elena Lily Rotondo illustration

Mezrab è un locale di Amsterdam che offe musica dal vivo e spettacoli Live di vario genere, principalmente storytelling. Ha creato un Format chiamato The House of Stories in cui ogni Venerdì sera alle 20:30 vi sono esibizioni Live su Facebook per continuare ad intrattenere il proprio pubblico a casa. Inoltre, sul sito sono disponibili una serie di video YouTube e Podcasts con interessanti racconti di regulars di Mezrab e tanti ospiti speciali. Si parla di musica, persone, insicurezze, scienza e molto altro. 
https://mezrab.nl/mtv/

Pakhuis de Zwijger
Localizzato sulla riva Est della città, offre una straordinaria selezione di eventi durante il corso dell’anno, per fortuna ora tutti ospitati online. Ecco qui quelli in inglese: 
Emerging Stories, in onda ogni Mercoledì alle 16:00, riunisce fotografi, giornalisti, scrittori, e produttori cinematografici chiusi in casa a causa del COVID-19 e pronti a condividere aspetti del loro lavoro online, ogni Mercoledì alle 16:00. L’ultima puntata parla di giornalismo ed è visibile in differita sul loro sito web: https://dezwijger.nl/programma/journalism-in-times-of-isolation-4
Tra gli eventi in programma segnalo Creative Collaboration: Performing Arts, How to stay creatively connected during and post-pandemic che si terrà Martedì 12 Maggio, ore 14:00.
https://dezwijger.nl/programma/creative-collaboration-performing-arts

Planet B
Ospitato da De Waag, piattaforma che mette in dialogo scienza, tecnologia e arte, da un punto di vista sociale, che analizza il cambiamento degli usi e dei costumi, dei valori e della correttezza. https://waag.org/en/about-us. Planet B è dove scienziati, artisti e altri cittadini di Amsterdam si incontrano mensilmente per scambiarsi opinioni riguardo le sfide sociali e climatiche del vicino futuro. Il prossimo incontro virtuale si terrà martedì 14 Maggio alle 20:00. https://waag.org/en/event/planet-b-expedition-meetup-9

Infine, dopo ogni tour che si rispetti, che sia reale o virtuale, viene un certo languorino e Amsterdam non manca certo di soddisfare i nostri desideri. Siete più da degustazione di formaggi tipici o da dolce come lo Stroopwafel?

Stroopwafel, Elena Lily Rotondo illustration


April 4, 2020No Comments

Parigi

Rubrica di viaggi (mentali)

Ecco il secondo appuntamento con la Rubrica di viaggi (mentali) di eleswim, illustrati da Anna. Vi porteremo a visitare le città più belle, ma soprattutto, entreremo nei musei per riscoprire assieme i loro capolavori. Non temete, troveremo il modo di visitarli stando seduti comodamente sul divano. Scopriamo come!

Anna Obert, Tour Eiffel, 2018

Ah Paris, Paris, la capitale del romanticismo e di sognatori ad occhi aperti. Storicamente, polo attrattivo per artisti squattrinati. Più frequentemente solo di passaggio, come meta di rito per lo sviluppo artistico, chi per rimanerci (e sopravvivere) più stabilmente: svariate personalità provenienti da tutto il mondo popolavano le aree bohemien di Montmatre e Montparnasse tra la fine del 1800 fino al secondo dopoguerra. Artisti, letterati, ben pensanti, commercianti d’arte, filosofi, condividevano baracche (studi), ritrovandosi nei Cafès per bere e ristorarsi. Tra colleghi e amici nascevano confronti, dibattiti, rivalità e profondi legami. In quel quartiere fervente, graziato dalla polizia, emergono, tra i personaggi di spicco miei favoriti, Amedeo Modigliani e Pablo Picasso, eterni rivali e sciupafemmine.

Quattro sono i punti di riferimento tra cui si collocano le scorribande degli artisti squattrinati di cui prima: Tre Cafès: "La Rotonde", "Le Sélect", "Le Dôme" e un ristorante "La Coupole". Modì ci si trasferì nel 1906, per rimanerci fino a tragica morte, divorato dalla malattia (tubercolosi) e dall'alcolismo. La sua più grande musa e amore fu Jeanne Hebuterne, con cui andò a vivere all'8 bis di rue Amyot. Ad oggi in quella via è rimasta solo una piccola targhetta che ne testimonia il passaggio.

Anna Obert, Il faut être un flâneur.
China su carta
Parigi 2018

Bello, elegante, povero e maledetto, dal talento indiscusso. Le sue tele magnetiche con pennellate leggere e sensuali. "I Colori dell'Anima" è un film che ne racconta l'affascinante e rocambolesca vita. Su YouTube lo trovate per intero in lingua originale, clicca qui.
Se invece preferite leggere, segnalo il libro di Corrado Augias "I Segreti di Parigi" per una lettura curiosa e scorrevole con narrazioni legate alla capitale francese, tra cui quella di Modì e altri della École de Paris.

Anna Obert, Les toits 
China e acquarello su carta
Parigi 2018

Picasso, l'altro tra i miei personaggi preferiti di Parigi a inizio XX secolo, alloggiava invece in un luogo chiamato Le Bateau-Lavoir, per le sue sembianze di barca e funzioni da lavanderia, tra le altre. Attorno a lui ruotavano personalità notevoli, dalla spiccata preparazione e cultura, talvolta anche bizzarre. Gertrude Stein è sicuramente tra le più rilevanti, specialmente per l'influenza che ha avuto nel rendere Picasso il colosso che è tutt'ora. La Stein dettava tendenza e racconta la sua esperienza con Picasso in un libricino delizioso della Adelphi Editore. Lì scrive che ne è stata rapida fin dal primo incontro, come un'intuizione fulminante.
Altro interessante punto di vista, prezioso per respirare l'aria Parigina di quel tempo in maniera piuttosto fattuale, è quello di Alice Toklas (segretaria, amante e amica della Stein). Nel libro "Autobiografia di Alice Toklas, Gertrude Stein" racconta il crocevia di gente che frequentava la casa-salotto della Stein.

Odette, Paris
Odette, Paris, 2018

Museo meno noto, che forse passa in secondo piano per i turisti "di fretta", è il Museo Nazionale Picasso Parigi a rue de Thorigny. Di recente è stato ristrutturato l’intero palazzo storico che lo ospita, “Salé”, nel cuore del quartiere Le Marais. Al suo interno più di 3000 opere del pittore spagnolo tra dipinti, disegni, carte, fotografie e sculture.

Tuttavia, le promesse di inizio articolo erano altre e vanno rispettate: visitare i musei più belli senza lasciare le mura di casa. Tutto questo è possibile grazie a “Google Arts and Culture”, che rende disponibili con un solo click interi musei che aprono le loro porte con l’aiuto della realtà aumentata. È possibile immergersi nelle sale, usando il cellulare come cursore direzionale. Ed ancora, proiettare quadri in dimensioni reali sulle pareti di casa. Entriamo insieme al Musée d’Orsay.

Anna Obert, Le Musée d'Orsay vu sans hâte, 2018

In questo magnifico edificio di primi '900 tra marmi, ferro battuto e vetrate, è contenuta una tra le più inclusive collezioni di arte 1848 al 1914 al mondo.  Visitarlo una sola volta non basta: oltre alle esposizioni temporanee sempre nuove, godono di una vita movimentata anche le opere permanenti. Nuovi allestimenti, prestiti e donazioni scombinano spesso le carte in tavola. Qui gli aggiornamenti.

interno, Musèe d'Orsay, Paris

Piccola chicca per il viaggiator curioso...

Da Le Marais è facilmente raggiungibile rue Rivoli, in cui al civico 59, tra grandi negozi di vestiti modaioli, si trova un palazzo ex “squatters” in cui gli artisti risiedono, lavorano ed espongono le proprie tele. Difficile non riconoscere il palazzo, che presenta sceniche decorazioni sulla facciata in continuo mutamento. Al suo interno trionfa l’eccesso di decorazioni, opere d’arte in vendita, molte ancora in corso d’opera. Una finestra atemporale nel cuore di una via moderna e chiassosa.

In conclusione, come sempre dopo tanta cultura, è arrivata l'ora della merenda. L'infallibile profumo di crêpe ci fa volare a Rue du Montparnasse.

Eleswim surfing baguette_Paris
Macarons attack

The End.

March 29, 2020No Comments

Londra

Rubrica di viaggi (mentali)
Chi l'ha detto che tra le mura di casa non si può viaggiare?

Ecco a voi una piccola guida con le illustrazioni di Anna, per continuare a viaggiare in compagnia. Segui il cappellino rosso di Eleswim tra città, musei, viaggi mentali e cibo.

Londra by Anna Obert
Eleswim traveling to London by Anna Obert
London Skyline
London Skyline from the Shard, March 2020

Per molti stranieri residenti all’estero non è stato facile scegliere cosa fare a fronte del lockdown a catena di ogni Stato e decidere se affrontare l’odissea per tornare al proprio paese oppure, armarsi di pazienza e rimanere fermi. Io sono tornata nella mia città natale, sebbene Londra sia stata la mia casa per questi ultimi due anni e mezzo. Doverla abbandonare così di fretta è stato sicuramente difficile. Tutto questo però non impedisce né a me, né a voi di tornare a visitarla, almeno con il pensiero. Cosa c’è di più bello di una passeggiata lungo il fiume, con i grattacieli a far da sfondo, la pioggerellina tenue abituale compagna, i runners, gli skaters, i fastidiosi bikers a fare da contorno… dove saremo diretti?

St. Paul Cathedral, Millennium Bridge, London
St. Paul Cathedral, Millennium bridge view from Bankside, London, UK

Risalendo River Thames si arriva al Millennium Bridge, ponte pedonale che sta prorpio di fronte a... La Tate Modern!

Tate Modern
Tate Modern by Anna Obert

Maestoso complesso in mattoni rossastri, la Tate Modern si sviluppa lungo il Tamigi, opposta alla cattedrale di St. Paul, ma attenta a non rubare la scena. La prima volta che ho messo piede qui dentro mi sono ritrovata in un ingresso spaziosissimo, la Turbine Hall, che all’epoca (due annetti fa) ospitava il pensiero di Superflex, una collettiva di designers che progettando spazi ricreativi, hanno voluto offrire spunti di gioco ed incontri, sotto l’altissimo soffitto in ingresso. Ne ha parlato anche Dezeen

Superflex installation, Turbine Hall, Tate Modern, October 2017

La Tete Modern ha ospitato mostre spettacolari dalla sua apertura nel 2000 ad oggi. Siamo fortunati abbastanza da poter godere di un’ampia trasposizione online delle sue sale, con racconti e spiegazioni utili. Come la libreria multicolor dell'artista Afro-Inglese Yinka Shonibare CBE, opera che racconta come il Regno Unito di oggi sia frutto di ondate migratorie continue, un mix di etnie e culture differenti che da anni popolano le sue terre, a volte solo di passaggio, a volte per restare.

May 2019, The British Library of Yinka Shonibare
Olafur Eliasson Exhibition, Tate Modern, July 2019

Tanta cultura mette fame... Dopo ore al Museo, fisico o virtuale che sia, è ora del ristoro.

Che fare quindi ora? Non ci resta che mangiare… 

Fish & Chips by Anna Obert

The End.

January 23, 2018No Comments

Welcome 2018!

Welcome 2018! This week London is going to be so vibrant: full of art exhibition openings and ready to get this new year started.

TODAY (the 23rd of January):

The Franco-British artist and filmmaker Charlotte Colbert opens her large-scale, multi- screen-sculpture exhibition at UNIT9 in Shoreditch, London.

Entitled ‘Benefits Supervisor Sleeping’, the installation is a filmed, multi-screen portrait of Sue Tilley, the legendary model for Lucian Freud’s famous paintings of the Benefits Supervisor, soon to be exhibited in Tate Britain’s  ‘All Too Human: Bacon, Freud and a Century of Painting Life’ (28 Feb – 27  Aug, 2018).

Benefits Supervisor Sleeping, Charlotte Colbert, 2017

Benefits Supervisor Sleeping, Charlotte Colbert, 2017

Charlotte Colbert
‘Benefits Supervisor Sleeping’
Charlotte Colbert, 2017
corten steel, LCD screens, moving image
132 x 265 x 80 cm.
UNIT9
The Huntingdon Estate
Ebor St / Bethnal Green Rd
London E1 6JU

TornabuoniArt presents Piero Dorazio - Chromatic Fantasies (1948-82).

This is the first London solo show of the Italian abstract painter Piero Dorazio (1927 – 2005) in a generation. The exhibition will span 35 years of the artist’s career, from his early, cubist-inspired paintings to his large-scale abstract explosions of colour. It will also retrace his influences, from Giacomo Balla to the Abstract Expressionists whom he met during his numerous stays in the USA.

Tre acque, Piero Dorazio, 1972

Tre acque, Piero Dorazio, 1972

Piero Dorazio
Tre Acque [Three Waters]
1972
oil on canvas
138x361cm


TORNABUONI ARTE
46 Albemarle Street
London, UK W1S 4JN

Cardi gallery opens Claudio Verna solo show, Italian Artist from the 60's.

At the peak of his artistic expression his style reach articulates from absolute rigour, to an intense emotional involvement, both reflected on canvas through the use of colour with high saturation and brightness.

CLAUDIO VERNA Pittura, 1974/75, oil on canvas, 140x180 cm, (N.CAT. 385)

Pittura, Claudio Verna, 1974/75

Claudio Verna
Pittura, 1974/75
Oil on canvas
140x180 cm
(N.CAT. 385)

Cardi Gallery | London
22 Grafton Street
London, UK W1S4EX

 

Those are only 3 of the many openings happening this week in London, but to have a complete overview of all the beautiful upcoming art exhibitions, let's have a look at this brilliant website:

http://newexhibitions.com/current/

Enjoy!

November 23, 2017No Comments

“Monet: the very first Instagrammer!”

Is how Francesco Menconi, theater director, and art lover, well defined Monet’s series. I totally fell in love with this ironic, but accurate definition.

Impressionists in London” is the current EY Exhibition on display at Tate Britain from the 2nd November 2017 to the 29th April 2018.
On sight, are the paintings depicting London from the major impressionists’ point of view. It is surprising how familiar they could seem. Not only because, of course, they represent London’s landmarks, but especially because they represent a common feeling. Claude Monet, Alfred Sisley, Camille Pissarro among others at that time were looking for a place to escape the Franco-Prussian War. London, with his thriving art market, was definitely an attractive destination. For this reason, their paintings communicate passion, anger, and wait. Watching them, we can see and feel nostalgia, melancholy, and a truly fascinating atmosphere. These are exactly the feelings I've felt, moving from Italy to London and trying to familiarize with such a huge city. For these reasons, I am sure that this exhibition could be revealing for many tourists and newcomers, but could also be nothing more than a showcase of technical practices for the more skeptical and disenchanted others. Indeed, it is a strongly criticized exhibition, even defined as "dull" and "the worst show about impressionists" by some journalists.
A part of personal judgments, the six paintings from Claude Monet’s famous Houses of Parliament series on display, are real masterpieces. Each one held in the collections of different museums across the USA, France, and Germany. This grouping is the largest number of works from the series to be exhibited in Europe since 1973, and the room that put together paintings depicting river Thames (with many different filters as if it was on Instagram) is magical. Visitors can draw comparisons between the works. Including the variations in the color of the water, the appearance of the sky and the changing atmosphere due to London's infamous fogs. 

I know that you will probably get lost in Winter Wonderland, but it is definitely worthy to see for those who passed by London in this winter season!

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