April 19, 2020No Comments

Tel Aviv

Rubrica di viaggi (mentali)

Negli articoli precedenti abbiamo visto due capitali Europee che offrono molto dal punto di vista culturale. Ci siamo addentrati nei loro musei scoprendo interessanti iniziative fruibili online. Questa volta andremo un po’ più lontano. È una terra considerata ricca di storia e fortemente religiosa. La chiamano il pugnale del Medio Oriente, per la sua peculiare forma e sanguigne sono anche le vicissitudini dei popoli che l’hanno abitata. Anche oggi vi sono delle tensioni sui confini, stiamo parlando di Israele. In particolare, andremo a scoprire Tel Aviv, città considerata sicura e meta molto in voga negli anni recenti. 

La religione è l’ebraismo ed è importante conoscerne le osservanze per capire subito le dinamiche di questa città e le abitudini dei suoi abitanti. Qui, il giorno di riposo assoluto è il sabato, che coincide con la tradizione religiosa dello Shabbat: inizia al tramonto del venerdì e finisce al tramonto del sabato. Durante lo Shabbat la città si ferma completamente. Tutte le attività commerciali chiudono ed anche nelle case si prende una pausa, per tradizione, riposo assoluto significa anche non cucinare! Perciò, è usanza preparare tutte le pietanze del giorno di festa il venerdì. Chi abita a Tel Aviv predilige andare al mercato il giovedì: tutte le bancarelle sono fornitissime, i commercianti pronti a trattare e i turisti a farsi intortare. 

La tradizione vede in tavola lo Challah, il pane tipico dello Shabbat. Il mercato più famoso di Tel Aviv è Carmel Market (Shuk HaCarmel), affollato e abbastanza costoso. Non è però l’unico, ad esempio Levinsky Market è altrettanto grande e fornito, più conveniente e frequentato da gente del posto. Caratteristica di tutti i mercati è la presenza di street fooded è un modo per cavarsela mangiando con poco. 

Tante sono le contraddizioni racchiuse in questa città, a partire dalla sua architettura. All’apparenza sembra povera, sfatta. Tra le vie principali, Dizengoff Rotschild, si notano palazzi nuovi e molto moderni accanto a case fatiscenti e in crollo. Il paesaggio urbano è semplice e confuso, sintomo di una città sorta in fretta, lo stile è quello Bauhaus: palazzi chiari, a forma di cubo, finestre piccole e quadrate, senza tetto. Forme allineate, funzionali, la rampa di scala viene chiamata “il termometro” per la sua posizione centrale con le finestre ai lati.

La città bianca vista da un palazzo a Dizengoff Street

Dizengoff Street attraversa la città in parallelo al lungo mare e qui si trova la parte più moderna della città. Infatti, all’eredità architettonica più antica di edifici bassi e tozzi, si affiancano grattacieli nuovi e moderni. La strada prende il nome da Meir Dizengoff, che è stato primo sindaco di Tel Aviv e ha abitato a Rotschild Street. All’inizio di quest’ultima, c’è una fontana molto famosa su cui vi è incisa la storia di Tel Aviv antica. Lì, l’architettura moderna è meno sviluppata e le forme Bauhaus emergono ancora di più. Da questa caratteristica, Tel Aviv prende il nome di “città bianca”.

Rotschild Boulevard dove c'è la casa di Meir Dizengoff

Poi si gira l’angolo sotto il sole pallido, c’è molto verde nelle vie e gatti randagi svogliati si accorgono appena del passaggio delle persone. Attraversando un quartiere tra Rotschield e il mercato si arriva a Neve Tzedek: un’oasi artistica tra il cuore frenetico di Tel Aviv. Si trova a sud della città, è uno dei quartieri più antichi, appena sopra Jaffa. Qui le abitazioni sono molto colorate e simmetriche, decorate. Shabazi Street è la via di tendenza con botteghine chic artigianali e gallerie d’arte. Il turista è preso d’assalto, i prezzi più alti, ma si respira un’aria buona, di festa. Piccola perla fuori dal cosiddetto “Balagan”(chaos) della città.

Si prende il Lime (monopattino) a tutta birra, la cultura chiama e qui ce n’è davvero tanta.

Impossibile fare a meno di visitare il Museo di Tel Aviv. Gioiello di architettura, è stato costruito nel 1932. Inizialmente, il Museo è stato fondato dal sindaco Dizengoff come donazione alla città ed era situato presso la sua stessa abitazione a Rotshild Boulevard.

Le prime opere a far parte della collezione del Museo e tutt’ora esposte in questa nuova e moderna sede, furono donate da artisti di religione ebraica, tra cui, Amedeo Modigliani, Marc Chagall, Ury Lesser, Mané Katz e Chana Orloff in aggiunta a 34 opere in prestito da artisti locali. Inoltre, l’esibizione inaugurale comprendeva repliche di sculture di Michelangelo, Verrocchio, Bernini e altri maestri. 

Link alla collezione permanente.

Il Museo come lo vediamo ora è frutto di tre grandi tappe che hanno segnato la sua trasformazione. Il periodo iniziale, a partire dal 1950, in cui è sorto il primo edificio in stile tardo Moderno, il secondo edificio del 1970 in pieno Brutalismo e l’ultimo edificio postmoderno degli anni ’90. La sua casa da diversi anni è Shaul Hamelech Boulevard.

Herta and Paul Amir Building
Progetto dall’architetto americano Preston Scott Cohen.

Al suo interno, a far da congiunzione tra un edificio e l’altro, si trova un ampio atrio con installazioni site specific di diversi artisti del XX secolo, tra cui un affresco enorme di Roy Lichestein, donato dall’artista nel 1989. Affascinante è notare come il murales racchiuda l’essenza del Museo in pieno stile pop-cartoon tipico dell’artista. A sinistra vi è un tributo ai maggiori artisti presenti nella collezione del Museo: in alto la coppia “volante” di Marc Chagall, al centro il cubismo di Pablo Picasso, a destra le silhouette di Oskar Schlemmer. A destra, forme geometriche che ricordano l’architettura del Museo.

Sono felicemente sorpresa anche dalla prontezza con cui questo Museo ha risposto alla quarantena in cui tutti ci troviamo. Hanno organizzato per l’occasione una pagina del loro Website interamente dedicata a mostre online, video, tour virtuali ed iniziative interessanti da poter fare da casa.

Ecco il link: https://tamuseum.org.il/en/exhibition/museum-temporarily-closed/

Gli spunti artistici che questa ricca città può dare, non finiscono di certo qui.
Tel Aviv è anche famosa per la Street Art.

Il quartiere per eccellenza che racchiude una concentrazione fittissima di arte da strada e murales è Florentin. Popolato da molti artisti “squattrinati”, offre studi e abitazioni a poco prezzo. Tra i numerosi gruppi di artisti che si riuniscono nella città, il Pop Up Museum Tel Aviv è un'associazione di performing artists che il giorno prima della demolizione di un palazzo lo riempio di street art rendendolo un vero e proprio Museo ricco d'arte. Testimonianze dei loro lavori si possono trovare sulla loro pagina Instagram:https://www.instagram.com/popupmuseumtlv/

June 25, 2018 — Comments are off for this post.

London Christo’s Mastaba: a vexed reason why enjoy Hyde Park this Summer.

These days London is gifting us with warm sunny days that look like a miracle. Even more for an Italian recently moved to London like me, who found the first British-winter extremely hard to face. (My body is still trying to get used to the constant wind). Luckily, as soon as the sun brights in the sky, the brain fills up with endorphins and all the Vitamine D taken the whole fall starts to show its effects.

A shiny Hyde Park at all its splendor is the context in which the Christo’s Mastaba is located. Right in the center of the Serpentine Lake stands out this massive trapezoidal Mastaba. That is the name with Egyptians used to call tombs in ancient Mesopotamia. It is not clear whether there is a connection between this work and the story of Mastaba itself. “All interpretations accepted”, declared the artist at the opening of the floating installation.

Christo's Mastaba, Serpentine Lake, London, June 2018. Ph: Andrea Flisi

Christo's Mastaba, Serpentine Lake, London, June 2018. Ph: Andrea Flisi

Christo is not new to controversial works of art. The political situation of Europe by the time he grew up has influenced his career as an artist throughout his whole life so far. His early education happened during the Soviet Socialist government and once moved to Hungary from Bulgaria, he later was forced to flee due to the Hungarian Revolution broke out. After years spent as a political refugee, he established in Paris in 1958, where he met his future wife Jeanne-Claude. The two artists together realized large-scale and site-specific installations, wrapping buildings and pieces of natural landscape, and enclosing entire islands with fabrics. The recent “Floating Piers” at the Iseo Lake in the north of Italy is an example. Christo and Jeanne-Claude made works that stand out as some of the most grandiose, ambitious, monumentally-scaled artworks ever.

Christo's Mastaba Lido view, Serpentine Lake, London, June 2018.

Christo's Mastaba Lido view, Serpentine Lake, London, June 2018.

Although usually, Land Art plays with the dualism of melting with its surroundings while being something extremely extraneous, Christo’s art appears to push just the last concept. The artist works rely on creating a strong contrast with the other elements of the site in which they are located. For this reason, the Mastaba’s barrels are painted in white, red and lavender colors, which contrast with the blue-greenish external environment on purpose.

The sculpture consists of a 20-meter-high installation made of 7,506 horizontally piled barrels, which are binds together by an invisible engine. The shape is pyramid-like but with the tip edge cut. The artwork is free to all and it is entirely funded and created by the artist himself, using incomes from his original works. It represents a specific choice to promote the idea of total and unconditional freedom of being an artist. He has never used public money or private sponsorship in order to create his art. A massive message of hope for those independent artists who are trying not to be involved in the common art market dynamics.

Christo's Mastaba, Serpentine Lake, London, June 2018. Ph: Andrea Flisi

Christo's Mastaba, Serpentine Lake, London, June 2018. Ph: Andrea Flisi

The installation lasts until the 23rd of September, and it comes together with a retrospective exhibition of Christo and Jeanne-Claude at the Serpentine Gallery.

I hadn’t the chance to see the Floating Piers when I was still in Italy, therefore I am so happy now to be able to enjoy this grandiose work of him which is the first large-scale public-sculpture in the UK.

 

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