May 26, 2020No Comments

REA! FAIR 2020

OPEN CALL FOR ARTISTS!

Artebella è lieta di comunicare la propria partecipazione come Media Partner a REA! Fair 2020.

REA! Fair 2020 è La prima edizione della fiera organizzata da REA! ARTE e dedicata ad artisti emergenti ed indipendenti.

In esposizione 100 talenti nel corso di tre giorni.
REA! Fair 2020 collabora con le istituzioni pubbliche e le principali accademie d’arte della regione, garantendo la migliore qualità e rappresentazione degli artisti possibile.

In un clima di mercato incerto e difficile per la maggior parte degli artisti giovani ed emergenti REA! ARTE, associazione culturale senza scopo di lucro fondata da un gruppo di giovani imprenditrici dell’arte con sede principale a Milano, prende posizione in quella nicchia di artisti emergenti e crea un dialogo tra i nuovi talenti ancora da scoprire, il pubblico e le istituzioni locali, con lo scopo di ampliare il bene comune.

Come organizzazione non-profit la partecipazione alla fiera è gratuita per i 100 finalisti. I proventi derivanti dalla vendita delle opere saranno devoluti agli artisti, a sostegno del loro lavoro artistico e reinvestiti nelle future edizioni della fiera.

Dove, Quando:

Dal 30 Ottobre al 1^ Novembre 2020
Fabbrica del Vapore, Via Cesare Procaccini 4, 20154, Milano (MI)

Modalità di partecipazione:
La domanda è aperta a tutti gli artisti italiani e internazionali, attraverso la compilazione del modulo sul nostro sito web. Le informazioni necessarie per la domanda comprendono:

  1. Descrizione del progetto artistico
  2. Immagine dell’opera d’arte
  3. Bio o CV/Resume dell’artista

Termini di scadenza per la candidatura:
• Prima scadenza del bando: 31 Maggio 2020, quota d'iscrizione Euro 15.
• Scadenza finale per tutte le candidature: 1 Luglio 2020, quota d'iscrizione 30 Euro. 

Selezione dell’artista:
La selezione degli artisti verrà effettuata dal comitato curatoriale esperto dopo la raccolta di tutte le candidature. Queste verranno valutate sulla base del progetto presentato, la sua originalità, la sua rilevanza significativa ed espressione creativa.
I 100 artisti selezionati saranno annunciati il 20 Luglio 2020.
 
Vantaggi per l’artista:
• Nessun costo aggiuntivo per i 3 giorni di fiera (a differenza di altre fiere commerciali*)
• Prevista un’affluenza di 5.000 persone durante la fiera
• La possibilità per i 10 migliori artisti di partecipare ad una mostra collettiva di due settimane a Milano
• IL REA! Art Prize per l’artista vincitore, scelto dalla giuria
• Partecipazione esclusiva presso i workshops durante la fiera
                                                                                                             
APPLY NOW: www.reafair.com

Per maggiori informazioni: info@reafair.com

April 18, 2020 — Comments are off for this post.

Intervista ad Andrea Isola, Exhibition Design

Andrea Isola, Exhibition Designer, classe 1990. Originario di Cagliari, Sardegna, dopo la Laurea Triennale in Architettura, si trasferisce a Torino dove consegue la Laurea Magistrale in architettura sostenibile.


É proprio durante gli studi che Andrea si affaccia al mondo delle Fiere d’arte, innamorandosene.
Lavoro di squadra, progettazione degli spazi, installazioni e contatto diretto con l’arte, sono solo alcuni degli aspetti che colpiscono Andrea fin da subito. L’approccio fieristico al mondo dell’arte, vissuto con gli occhi di un architetto, fa nascere in lui l’esigenza di creare un connubio tra la sua preparazione professionale e il fascino e la passione per il mondo dell’arte.


Con questa premessa Andrea fonda nel 2017 Startarch, assieme ad altri tre soci. Startarch è uno studio di progettazione mostre, fiere d’arte, stand fieristici.
Il progetto di debutto è una commissione da parte della Fondazione Sardi per l’Arte, che chiede allo studio un progetto “chiavi in mano”. È con passione ed entusiasmo che Andrea si trova ad allestire completamente da zero una mostra fotografica personale dell’artista Fatma Bucak all’interno della Biblioteca dell’Università di Torino, palazzo storico. Progetto che si rivela un grande successo e motivo di orgoglio per il giovane studio.

Secondo Andrea, ci sono tanti piccoli accorgimenti che possono portare al successo di una mostra. Primo tra tutti è una grafica accattivante, che influenza fin da subito lo spettatore. Anche la luce è elemento chiave per Andrea, infatti sottolinea: “se si fa una mostra di oggetti del 1200 bisogna illuminarli con un certo tipo di luce, non con il classico faretto, come quando si va ad illuminare un Caravaggio, che si potrebbe rovinare”. Esempio di utilizzo della luce approssimativo è vedere il riflesso dei faretti sul vetro protettivo di un quadro, spiega Andrea. Questo può determinare la presenza o meno di uno studio dietro la progettazione della mostra. Anche il colore gioca un ruolo fondamentale: all’interno di spazi ampi può significare un elemento che cattura l’attenzione del visitatore. “Io quando progetto penso soprattutto al visitatore”, racconta Andrea, che con quest’ottica ci parla di come lui cerca sempre di mettere a proprio agio lo spettatore, soprattutto nella progettazione di fiere. "Il visitatore deve sempre essere messo a proprio agio e trovarsi bene negli spazi comuni".

Ascoltare gli obiettivi congiunti di artista e curatore, esaminare la location e pensare alle esigenze del pubblico sono le tre fasi fondamentali che caratterizzano il processo creativo di Andrea. Punti di forza personali sono: l’approccio minimalista all’allestimento, per non sovrastare mai le opere e l’aggiunta, dove serve, del “fattore wow”.

Tra i progetti più particolari, Andrea menziona la realizzazione della VIP Lounge al Kappa FuturFestival di Torino, in cui ha saputo stupire inserendo arte contemporanea all'interno di un Festival di musica elettronica. Infatti, con la collaborazione della Galleria Davide Paludetto, è stato inserito un orso di 4mt x 5 di altezza, fatto di pistole giocattolo, scultura dell’artista contemporaneo Simone Benedetto.

I tre oggetti scelti da Andrea per raccontare la sua professione sono un foglio bianco, da cui tutto ha inizio. Foglio bianco che a volte spaventa, a volte lascia liberi. Il secondo oggetto è una valigia, simbolo dei numerosi viaggi che compie per tenersi continuamente aggiornato con che cosa accade all’estero. Da ultimo Andrea sceglie una rivista, per suggerire la ricerca continua che c’è dietro al suo lavoro.

Guarda l'intervista qui!

October 9, 2017No Comments

The world’s hottest contemporary art fair!

«The world’s hottest contemporary art fair»

is how the Times summed up Frieze London. Maybe that’s right since one of the very first section of the Fair is the one called “Sex Works”, curated by Alison Gingeras. Is not surprising to see explicit sexual references in art – we all are used to them – but it is quite shocking to have an entire section dedicated to that in such a funny way! In this section, there were galleries which support radical feminist artists such as Brigit Jurgenssen and Marilyn Minter, showing pink rubber penis over a small round cactus, or a penis wearing doll-clothes or several photographs showing genitals. To me, was so much fun and a hilarious way to familiarize with the private sphere of intimacy.

Penis doll, Sex Works, Frieze London.

Penis doll, Sex Works, Frieze London.

Another interesting aspect of the fair was the connection with the Surrealism made by several contemporary artists who tried to transpose that cultural movement into the contemporary. The result is La Demi-Poupée, a fetish doll with a single breast, arm, and leg, of the artist Hans Bellmer on the stand of David Lévy, which “attracts and repulses” at the same time – as Lévy said in an interview for The Art Newspaper.

La Demi-Poupée, Hans Bellmer, 1972, Frieze London, Regent's Park.

La Demi-Poupée, Hans Bellmer, 1972, Frieze London, Regent's Park.

Again, the sculptures of the Czech-born artist Maria Bartuszovà on Alison Jaques Gallery stand, who seemed to make real and touchable the abstract figures of Joan Mirò and Hans Arp’s paintings.

Maria Bartuszovà, biomorphic figure, Alison Jacques gallery, Frieze London, Regent's Park, courtesy of The Art Newspaper

Maria Bartuszovà, biomorphic figure, Alison Jacques gallery, Frieze London, Regent's Park, courtesy of The Art Newspaper

The Surrealist tendency of manipulating the reality was also visible in the marble sculpture of Kevin Francis Grey “the Reclining Nude” (2016) shown by the Pace Gallery.

Kevin Francis Grey, The Reclining Nude, 2016, Pace gallery, Frieze London, Regent's Park

Kevin Francis Grey, The Reclining Nude, 2016, Pace gallery, Frieze London, Regent's Park

This feminine figure recalled the “non-finito” technique of Michelangelo, which entraps the figure into a not-ended sculpture. This technique only gives an idea of what is hiding behind the surface, without revealing us the real shape. Maybe is more actual than ever, since it reflects the turbulence of the contemporary society. Looking closely to the sculpture’s details it seems to appear scratches, bites, and the massive marble treated like modeling clay. The result is a suffering statue even if the figure which represents is in an apparently comfortable pose.

The Reciling Nude, detail

The Reciling Nude, detail

But what I enjoyed the most, actually, was Frieze Masters! Definitely, I felt like Alice in Wonderland surrounded by works of art and masterpieces. First of all, I was impressed by the galleries which showed antiquities: it was like a dive into a history book.

Antique Painting detail, Sam Fogg London gallery, Frieze Masters, Regent's Park

Antique Painting detail, Sam Fogg London gallery, Frieze Masters, Regent's Park

Antique Statue, Sam Fogg London gallery, Frieze Masters, Regent's Park

Antique Statue, Sam Fogg London gallery, Frieze Masters, Regent's Park

 

I also really appreciated the relationship between old and new art, put in dialogue by several art galleries, such as Robilant + Voena, which exposed a Burri’s paint of 1989 against the Penitent of St. Jerome of the Sixteenth century, and the Fontana’s cuts of the late nineties versus a Pompeo Batoni’s portrait of George Craster (1734-1772).

Alberto Burri, Nero Mi n. 5, 1989, Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

Alberto Burri, Nero Mi. n. 5, 1989, Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

Penitent of St. Jerome, Jacopo da Ponte called Jacopo Bassano (1510-1592), Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

Penitent of St. Jerome, Jacopo da Ponte called Jacopo Bassano (1510-1592), Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

Fontana, Concetto Spaziale "attese", 1961, Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

Fontana, Concetto Spaziale "attese", 1961, Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

Pompeo Batoni, portrait of George Craster, 1734-1772, Roboant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

Pompeo Batoni, portrait of George Craster, 1734-1772, Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

What surprised me was the tribute to Pietro Consagra also made by the Robilant + Voena gallery, which made me feel like there was Milan around the corner!

Pietro Consagra, Marmi, 1972 - 1991, Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

Pietro Consagra, Marmi, 1972 - 1991, Robilant + Voena, Frieze Masters, Regent's Park

But what definitely shocked me was the booth which represented Peter Blake. It was like a vintage shop together with the studio of an artist. The atmosphere was familiar and it seemed like Peter Blake in person had opened his private studio to join him for a cup of tea while showing his old collection of watches. That was the part I liked the most, and I felt like a child in a candy shop!

Peter Blake's studio, Frieze Masters, Regent's Park

Peter Blake's studio, Frieze Masters, Regent's Park

Peter Blake's studio, deskwork, Frieze Masters, Regent's Park

Peter Blake's studio, deskwork, Frieze Masters, Regent's Park

Peter Blake's studio, watches collection, Frieze Masters, Regent's Park

Peter Blake's studio, watches collection, Frieze Masters, Regent's Park

Last but not least, it was awesome to see children running around Regent’s park and playing with the numerous sculptures scattered here and there. I think that art is real and effective only when people can interact with it building memories and emotions.

Trip to Frieze art sculptures Regents Park, courtesy of Holiday Academy London

Trip to Frieze art sculptures Regents Park, courtesy of Holiday Academy London

November 8, 2016No Comments

Sarà mica Arte questa!

Domenica 6 Novembre si è conclusa Artissima, una delle più importanti Fiere dell'Arte Contemporanea che abbiamo in Italia.

Il fenomeno delle Fiere d'arte è in continua crescita ed espansione, sia dal punto di vista dei numeri (sempre più espositori, sempre più visitatori), sia dal punto di vista della popolarità. I grandi collezionisti provenienti da tutto il mondo, infatti, non hanno né voglia né tempo di girare ogni singola galleria del Pianeta Terra per selezionare le opere da acquistare ed è sicuramente a loro più comodo trovarle tutte assieme una accanto all'altra in un unico grande sito.

Inoltre, come ogni Fiera che si rispetti, Artissima prevede tutta una serie di eventi ed attività collaterali, che rende la città di Torino frenetica. E' così che si passa ad un ritrovo per esperti del settore, ad un'occasione di intrattenimento per tutti.

La Fiera ha tenuto aperto quattro giorni, durante il primo – snobbissimo – giorno possono accedere solo i collezionisti, o chi nel mondo dell'arte ci lavora. Da Venerdì in poi è aperta ai comuni mortali. La prima impressione che si ha visitandola è, come anticipato dal titolo, ma è veramente arte questa?, non basta un'occhiata veloce per poter giudicare le opere contemporanee, la maggior parte sono difficili e concettuali, che sembrano non significare nulla, o non essere addirittura arte. Come si fa dunque a capirci qualcosa essendo un comune mortale, alias, un semplice turista? Bisogna chiedere!

Ecco però comparire il primo grande ostacolo: il gallerista-tipo non risponderà mai. Questo rende l'impresa ancora più ardua, motivo per cui armarsi di pazienza è il secondo grande requisito da avere, unito a buona volontà e tanta sana curiosità. Solo così si riesce ad estrapolare qualche timida informazione su ciò che si sta osservando e si può cominciare a guardare le stranezze e bizzarrie dell'arte dei nostri tempi con meno pregiudizi e più interesse.

Personalmente ho apprezzato moltissimo l'area dedicata alle librerie: stand che espongono meravigliosi lavori di grandi artisti (più moderni che contemporanei), presentando piccole stampe e disegni su carta, ideali per i collezionisti alle prime armi, che ancora non possono permettersi un Damien Hirst da 12 milioni di dollari. I proprietari di queste editorie d'arte sono molto disponibili e pronti a raccontare la storia che c'è dietro ai manuali che espongono. Ho veramente amato girare in mezzo a quei piccoli capolavori firmati da nomi come Fontana, Castellani, Pomodoro, Boetti.

Al di là dell'estrema soggettività con cui si possa aver vissuto la Fiera e i suoi lavori, vi è stato qualcosa di universalmente percepibile: le ricorrenti tematiche sociali che diffondevano un grande senso di angoscia ed allarmismo. Tante le provocazioni e tanto il senso di disagio. Sono rimasta molto colpita – e quasi disturbata – dall'opera del polacco Karol Radziszewsky presso la "Galerie BWA Warszawa". Essa rappresentava un intero muro pieno di fotografie, molto esplicite, raffiguranti una fittizia gay-gang “Fag Fighters”, fotografata nell'intento di scatenare scompiglio nelle strade dell'Europa dell'est, infliggendo pene tratte dai peggiori incubi omofobici, il tutto mascherati da cappucci rosa. Le immagini risultavano pietose, con rapporti sessuali violenti, non censurati, volgari e molto lontani da una possibile connotazione erotica o dal senso di piacere. L'artista, fondatore della rivista “Dik Fagazine”, che documenta la vita delle persone omosessuali nel vecchio Regime Sovietico, è sicuramente riuscito a richiamare l'attenzione dello spettatore.

Altro lavoro particolarmente inquietante è stato quello dell'artista cinese Li Wei. Egli ha ricreato un perfetto salottino borghese, con tanto di pareti dall'improbabile colore verde oliva, una poltroncina in velluto – che anche nostra nonna ha avuto il buon gusto di rinchiudere in soffitta – da un adorabile Yorkshire bianco – talmente adorabile da incutere terrore – e dalla riproduzione in silicone e vetroresina di un bambino dalla carnagione un po' troppo pallida e dalla smorfia un po' troppo plastica, che nascondeva dietro di sé una simpatica bomba a mano.

Probabilmente è stata la seconda opera più fotografata, dopo la citazione di Alfredo Jaar al romanzo del 1971 di Nanni Balestrini: “VOGLIAMO TUTTO”, situato allo stand della galleria "Lia Rumma" e pronto ad accogliere i visitatori trepidanti.

Tematiche sociali, senso di angoscia, qualche video-art qua e là, poche fotografie, un'intera area dedicata alle performances e tanto, tanto neon, hanno caratterizzato la ventitreesima edizione di Artissima. Forse ho fatto bene a non comprare quella meravigliosa opera d'arte sottoforma di glitter verdi/azzurri gettati a terra, a quest'ora sarebbero già finiti nel Folletto di mia madre.

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